Emergono risultati interessanti da un test condotto da due esponenti di Identità Setina, l’assistente sociale specialista, dott. Andrea Cardarello, e la psicologa e psicoterapeuta, dott.ssa Lorella Campagna, che hanno sottoposto 100 famiglie del territorio ad un questionario sulla bontà dell’offerta del Comune in ambito di servizi sociali, servizi sanitari e di quelli culturali. 100, come detto, le famiglie interessate dal sondaggio, con una maggiore concentrazione attestata nella fascia d’età 46-53 anni con l’8,1%, seguita rispettivamente con il 5,1% dalle persone di 35 anni d’età e quelle con 53 anni d’età. Infine si collocano tra l’1% e il 4% la fascia d’età tra i 16 e i 34 anni e tra i 54 e gli over 60, con una media totale che si attesta intorno ai 43 anni. Poco più della metà dei rispondenti al questionario, ossia il 59,6%, appartiene alle zone periferiche di Sezze, il 31,3% appartiene a Sezze paese ed infine il 9,1% appartiene a Sezze Scalo. Questo dato, per stessa ammissione dei fautori dell’iniziativa, andrebbe approfondito con un’intervista di tipo qualitativo per comprendere le ragioni della maggiore rispondenza al questionario.
Obiettivo dichiarato quello di ascoltare e recepire le indicazioni provenienti dai cittadini del Comune di Sezze al fine di elaborare un piano condiviso dalla comunità locale sotto forma di contributo al quadro conoscitivo dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari presenti nel territorio, per rilevarne le carenze, ma anche le potenzialità. Rilevare il grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti del livello dei servizi offerti, rilevare ed indagare le eventuali criticità nell’offerta dei servizi e rilevare l’eventuale esistenza di un gap tra le prestazioni ricevute e il servizio atteso dai cittadini. I rispondenti al questionario sono stati in prevalenza donne (56,6%) rispetto agli uomini (43,4%). La motivazione può essere ricondotta al fatto che le donne ancora oggi nell’immaginario collettivo si percepiscono come le persone che si prendono cura (caregivers) dei soggetti fragili della famiglia e quindi si interfacciano di più con i servizi deputati alla cura (servizi sanitari) e al prendersi cura (servizi sociali). Gli stessi professionisti hanno spiegato che non si tratta di un progetto, ma di una indicazione per l’elaborazione di “piano strategico” destinato a creare soluzioni per i cittadini appartenenti alle fasce più deboli della popolazione (ma anche della popolazione in generale) che pertanto dovrà essere “inquadrato” in un’ottica di lungo periodo.
Tra le risposte spiccano quelle sui servizi sociali e sanitari, ritenuti per il 63,6% dei rispondenti inefficienti, mentre per il 30,3% sono ritenuti assenti e il 6,1% dei rispondenti ritiene che siano efficienti. Il dato mette in luce un’insoddisfazione generale in merito ai servizi sociali e sanitari. Un dato che va approfondito con un’intervista di tipo qualitativo per far emergere le motivazioni dell’insoddisfazione. Di particolare rilievo, infine, le proposte avanzate dagli stessi soggetti che hanno risposto alle domande e ai quali è stato chiesto cosa manchi: il 73% ha sottolineato l’assenza di centri di aggregazione giovanile, il 63% di attività culturali, il 62% di sportelli informativi dedicati ai cittadini.




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