Bare accatastate una sull’altra, casse più piccole probabilmente utilizzate per la sepoltura di neonati o di bambini, lapidi, legname vario e, addirittura, qualche bara che a prima vista sembrerebbe addirittura contenente ancora la salma. Una vera e propria sala degli orrori quella che è apparsa ieri mattina davanti agli occhi sbigottiti dei militari dell’Arma dei carabinieri di Sezze coordinati dal comandante Salvatore Barbagallo e agli agenti della Polizia Locale setina coordinati dal comandante Lidano Caldarozzi, che hanno eseguito la perquisizione all’interno di una stanza ricavata all’interno di un muro che sorregge una fila di cappelle e loculi al piano superiore. Una stanza che non esisteva e che sarebbe stata realizzata proprio con l’obiettivo di farla diventare un magazzino e di metterci dentro qualcosa che proprio non poteva essere distrutto. La stanza era stata scoperta nel corso delle prime perquisizioni del cimitero comunale, quando gli uomini del Comando Provinciale di Latina, su indicazione degli inquirenti, avevano iniziato a perlustrare il camposanto setino alla ricerca dei luoghi dove presumibilmente erano state posizionate le bare sottratte da loculi o da tombe interrate per fare spazio alla realizzazione di nuove che, come ritiene chi ha condotto le indagini, sarebbero state rivendute a prezzi altissimi.
Le perquisizioni, naturalmente, si erano concentrate sulle strutture di nuova realizzazione, la maggior parte delle quali sottoposte a sequestro preventivo, ma agli occhi dei militari impegnati nelle operazioni a chiusura delle indagini non era sfuggita quella porticina di legno, in un’area dove oggettivamente non si riusciva a comprenderne l’utilità. Ieri mattina è arrivato l’ok per aprirla ed ispezionarla e per farlo sono stati incaricati i carabinieri e gli agenti della Polizia locale, che hanno aperto la porta e scoperto qualcosa di incredibile e, allo stesso tempo, increscioso. Bare ovunque, la maggior parte delle quali aperte e vuote, contenitori più piccoli di zinco, probabilmente di quelli utilizzati per la copertura delle tombe dei neonati, qualche nome scritto con un pennarello proprio su queste ultime, altri pezzi di zinco distrutti molto probabilmente nelle fasi di dissaldatura, l’interno di una tomba (fatta anch’essa in zinco) letteralmente sul punto di esplodere, probabilmente a causa del gas prodotto dal corpo in putrefazione che, anche se non ancora confermato, probabilmente si trova ancora al suo interno e per il quale è stata chiamata una società che si occupa proprio di questo genere di operazioni di estumulazione delle salme. Fino ad arrivare ad una lapide in marmo mezza distrutta sulla quale però si leggono ancora i nomi, probabilmente madre e figlio, la prima nata nel 1887 e morta nel 1957, il secondo morto a venti anni nel 1926. Il locale, come detto ricavato all’interno di un muro e con un’apertura sul fondo che probabilmente serviva ad areare per quanto possibile la stanza, non risulta in nessun documento del catasto e dei progetti all’interno del cimitero, è stato sottoposto a sequestro.












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