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MEZZ’ORA CON… L’intervista a Giancarlo Loffarelli: “Educare con il teatro nella didattica ermeneutica esistenziale”

Ultimo aggiornamento: 4 Marzo 2024 12:45
Francesca Leonoro Official Pubblicato 24 Maggio 2021
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“Educare con il teatro nella didattica ermeneutica esistenziale” si intitola così l’ultimo libro del professor Giancarlo Loffarelli uscito lo scorso 20 maggio. Prima che vi cimentiate in affannose ricerche su Wikipedia per capire se l’ermeneutica sia un piatto tipico calabrese o una rara specie di roditore, ci abbiamo pensato noi a chiedere all’autore cosa fosse il modello ermeneutico esistenziale e in che modo questo si relazioni con il teatro. Ne è emersa una lunga chiacchierata che ha sfiorato diverse tematiche calde in questo periodo, a partire dall’importanza dell’insegnamento del teatro nelle scuole, fino ad arrivare al futuro del teatro dopo l’emergenza sanitaria.  

“La didattica ermeneutica esistenziale è un insegnamento che parte dalla concreta esistenza delle persone – ha spiegato Loffarelli, introducendo il suo volume – non c’è il docente che si mette a disposizione dell’alunno ma, di fatto, sono due esistenze che si confrontano, due individualità con due storie, percorsi e caratteri distinti, condizionati anche dall’accidentalità del momento. Uno dei due potrà essere nervoso o l’altro può essere distratto e questi non sono ostacoli, questi, nella didattica ermeneutica, sono i punti di partenza del percorso educativo. L’ermeneutica trova i suoi fondamenti in Nietzsche e in Heidegger, fondamentalmente si tratta di capire che esiste un circolo interpretativo dentro il quale noi siamo sempre immessi e questo avviene anche all’interno del rapporto didattico. Il teatro particolarmente si presta a questo percorso perché è una forma d’arte in cui la relazione si basa sul fatto che almeno due corpi siano in contatto fra di loro si guardino in uno spazio reale, credo che sia stata anche intelligente l’idea di cominciare questo percorso proprio come un’arte dal vivo come il teatro”.

Il libro scritto dal Professor Loffarelli, infatti, è il primo di una collana di volumi curati dal Professor Roberto Romio che ha scelto di passare in rassegna tutti i nuovi strumenti di didattica ermeneutica esistenziale, partendo proprio dal teatro. Una disciplina a cui Giancarlo Loffarelli da oltre 20 anni cerca di avvicinare gli studenti dell’istituto Pacifici e De Magistris di Sezze e lo fa attraverso laboratori pomeridiani, lezioni di storia del teatro e scambi culturali.

 Nel corso della chiacchierata si è passati poi all’analisi della gestione dei luoghi deputati alla cultura nell’arco dell’ultimo anno, segnato dall’emergenza pandemica. Una dura battuta d’arresto che ha fatto emergere anche l’errata percezione che si ha del teatro, troppo spesso visto solamente come intrattenimento fine a se stesso. 

“Fintanto che si guarderà al teatro come puro intrattenimento – ha spiegato l’autore – si avvertirà la fatica di creare un rapporto di comunità, come comunità erano quelle preistoriche che hanno espresso le prime forme di teatro di cui parlo nel libro. Non a caso, in molte situazioni, più che le grandi compagnie che rispondono esclusivamente a una logica di tipo economico, sono le le sconosciute realtà locali che riescono ad animare e a innescare un rapporto più profondo di comunità. L’esperienza che abbiamo qui a Sezze di Matutateatro che è riuscita a creare dentro il centro storico uno spazio piccolissimo attorno al quale costruire una comunità è un’esperienza molto significativa in tal senso”.

Qual è allora la strada per la ripartenza del teatro?

“Dopo il crollo dell’impero romano per secoli il teatro è scomparso – ha proseguito Loffarelli – non per un anno come adesso, per secoli. Eppure, dopo 500 anni è rinato e, dopo quella quella morte apparente, ci ha dato Shakespeare, ci ha dato Goldoni, Pirandello… Tutto questo mi porta a dire che dopo questi lunghi mesi di chiusura, segnati da tutto il dolore di tante compagnie che hanno dovuto lasciare, persone che hanno perso il lavoro, teatri costretti a chiudere i battenti, nonostante tutto, il teatro ripartirà, magari all’inizio con un po’ di difficoltà, ma ripartirà. Il primo agosto debutterò con la mia compagnia (Le Colonne ndr) con uno spettacolo su Caravaggio, non è stato facile adattare lo spettacolo alle esigenze di sicurezza che questo periodo storico ci impone ma intanto ricominciamo. Piano piano si tornerà alla normalità – ha concluso Giancarlo Loffarelli – e la normalità è crescere, andare avanti, non ritornare al passato”. 

Con l’auspicio di un pronto approdo alla nuova normalità anche per il mondo del teatro, si è conclusa la nostra intervista al Professor Giancarlo Loffarelli che potete guardare in versione integrale nel video diffuso sul nostro canale YouTube.

Francesca Leonoro 

 

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