«Quando l’assessore all’Ambiente ha accettato, abbiamo fatto di tutto per potertelo dedicare nella giornata della Festa dell’Albero, non poteva essere un giorno qualunque. Ora finalmente, Vittorio Casoni, hai ottenuto un ringraziamento dalla tua città! Veramente non era ancora una città nel ’37, quando vi mettesti piede, solo una pietra di fondazione su cui poggiare una storia, non sempre bella, come il nome avrebbe fatto sperare. Però era partita bene: tutti si prendevano cura di tutto, della terra in tutte le sue stagioni, delle persone, dei bambini, degli alberi, delle viti, del grano e degli olivi, come quelli della tenuta di mio nonno a Campoleone…
Poi il boom economico e tutto il disastro che si è trascinato dietro. Credo che a Vittorio non debba esser parso vero che, ad un certo punto, piantassero un bosco proprio qui, nel cuore della trasfigurata cittadina industriale, tutta ferro e cemento, e decise di adottarlo come se fosse la creatura più bella del mondo, curandolo e dissetandolo, fino a farlo diventare fitto e grande. Poi, nel silenzio, come era arrivato, se ne andò. E la cura per il nostro polmone verde venne meno, con lui. Questa è la storia minore che Gianni Battistuzzi ci racconta di te. Una storia bella come poche, qui ad Aprilia. Oggi Vittorio, ti abbiamo ringraziato, come ha tenacemente voluto Gianni, come avrebbe desiderato farlo da lungo tempo, davanti ai tuoi figli, alla tua città, ai tuoi nipoti. Certo, il destino ha voluto che dopo tanti anni di inutili attese, tu abbia ricevuto l’autorizzazione ad essere ricordato proprio in tempi di emergenza. Ma siamo contenti ugualmente; prima o poi finirà e potremo riunirci di nuovo, questa volta davvero in tanti, a raccontare ai nostri figli che con acqua e amore si crescono le foreste e la speranza.
Quella che l’incuria e il degrado, l’avidità e l’incompetenza ci stanno minando alla radice. La tua Aprilia, terra fertile e prodiga, mitigata dalla brezza di mare e dalla frescura dei monti, prima trasformata in polo industriale senza alcuna attenzione per la salute, poi in un polo di rifiuti e veleni seppelliti ovunque o dispersi in aria. Che inferno abbiamo lasciato in eredità ai nostri figli! Solo l’eredità che ci hai lasciato tu potrà riportare salute e bellezza, i tuoi amati alberi. Hanno raccolto questa sfida contro il tempo un amico artista-musicista di Roma, Giancarlo Federico, che, appena Gianni ci ha dato la buona novella, ha subito preparato un bozzetto della scultura e poi ha anche realizzato una colonna sonora per l’inaugurazione, eseguita con il BLACKBIRD (uccellino di beatlesiana memoria), shekerè vari, agogo, darabuk, tamburelli, piatti, sonagli e suoni di grilli , cicale, pioggia, tuoni, a rappresentare la rinascita, il ciclo della vita, che gli alberi vivono nel loro silenzio musicale. Sulla quale traccia, la
giovane pianista Marina Zeppilli, nipote di Gianni, ha improvvisato un sound melodico, che segue le 4 stagioni partendo dall’estate
fino alla nuova primavera. Questa colonna sonora ha accompagnato l’installazione e la piccola cerimonia inaugurativa. Quindi la targa, incisa in tempi da record dal signor Rino Savini. E, infine, il capolavoro realizzato in 4 giorni da Giuseppe e Dionisio De Min, fedelissimo alla mia rielaborazione in scala del bozzetto di Giancarlo: la scultura-albero stilizzato, che racchiude in sé il tuo piccolo grande mondo,
Vittorio…»
Per La Città degli Alberi
Rosalba Rizzuto




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