«É da irresponsabili pensare di praticare i tamponi negli studi dei Mmg. Vogliamo fare una strage tra i medici di famiglia come è accaduto nelle RSA della Lombardia, mentre nel Lazio le USCAR non sono mai state praticamente messe nelle condizioni di essere a disposizione della domiciliarità per mmg e medici di CA come prevede invece la norma?».
Così Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionata del Sindacato Medici Italiani Lazio, commenta la decisione di far effettuare i tamponi per il Covid-19 negli studi medici di MG.
«Abbiamo già decine di medici di famiglia e di Continuità Assistenziale costretti a fare 6-7 ore di fila ai drive-in per fare i tamponi, costretti, a seguito di contatti stretti (visite ambulatoriali o domiciliari a pazienti positivi) perché per i medici di famiglia e di CA non sono stati neanche pensati percorsi prioritari per i tamponi, quindi, in fila per ore come tutti i cittadini. Vogliamo mettere la gente in fila anche nei condomini?
È talmente superfluo ricordare che questa modalità è contro le norme igienico sanitarie e pensare che si possano mischiare i percorsi tra pazienti ordinari e pazienti ad alto rischio infettivologico, all’ interno di una abitazione civile, così come è il 90% degli studi dei medici di famiglia. É un’ipotesi contraria alle norme vigenti che prevedono accessi diversificati e procedure per l’effettuazione dei tamponi codificate e rigorose», ha aggiunto la sindacalista del SMI.
Patrizi ha poi chiarito un aspetto molto importante: «Disponibili, invece, e concretamente a supportare subito la Regione Lazio anche direttamente nelle scuole, dove i Mmg possono andare ad effettuare i tamponi rapidi o molecolari in ambienti dedicati, individuando un plesso di riferimento, per alunni, studenti e genitori ed insegnanti. Occorre, però, organizzare rapidamente questo sistema territoriale e consentire ai medici di famiglia di far fronte all’enorme mole di lavoro costituita dalla vaccinazione antinfluenzale. Basta con ipotesi irrealistiche e gravemente pericolose per medici e popolazione».




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