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Mondoreale > Blog > Politica > REFERENDUM, Giovanbattista Giorgi sposa la causa del Sì
Politica

REFERENDUM, Giovanbattista Giorgi sposa la causa del Sì

Ultimo aggiornamento: 8 Settembre 2020 9:57
Simone Di Giulio Pubblicato 8 Settembre 2020
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“Voto in maniera convinta sì al referendum perché è un tema sul quale si sta ragionando da tempo e che potrebbe permettere al Paese di essere gestito in un modo migliore”. Non ha dubbi Giovanbattista Giorgi, esponente del Partito Democratico e decano della politica in provincia di Latina, forte del suo passato da amministratore locale (43 anni in consiglio comunale a Sezze con gli incarichi di consigliere, capogruppo, vicesindaco e assessore), da consigliere regionale (5 anni alla Pisana) e da presidente dell’Astral.

Il suo è un sì convintissimo, figlio anche di una serie di considerazioni che partono da Walter Veltroni, che per primo iniziò un ragionamento sull’opportunità di apportare modifiche sostanziali al Titolo V della Costituzione: “Erano idee fondamentalmente sulla stessa falsariga di quelle attuali – precisa Giorgi – anche se poi per diversi motivi non se ne fece niente”. Adesso, però, anche grazie all’impegno del Movimento 5Stelle che ha deciso di riproporre queste modifiche, finalmente si può portare a termine questa operazione: “Il paradosso – spiega ancora Giovanbattista Giorgi – è che queste modifiche sono state approvate dal 90% dei parlamentari. Quindi trovo strano e decisamente fuori luogo che adesso, per motivi che mi sfuggono, importanti esponenti sia del centrosinistra che del centrodestra abbiano cambiato idea”.

Nel merito, però, il sì di Titta è facilmente spiegato: “Intanto si possono snellire le assemblee e di conseguenza lavorare in maniera più efficace, rispondendo veramente alle richieste dei cittadini. Non mi sento di sposare chi giustifica questa scelta solo sostenendo motivazioni di carattere economico. Il risparmio c’è, questo non si può nascondere, ma non è il solo motivo valido per ridurre il numero di parlamentari e di senatori. Si tratta, piuttosto, di garantire una efficienza legislativa e istituzionale”. Sulla rappresentanza che verrebbe in qualche modo minata, Giorgi ha una sua idea: “Non è affatto vero, anzi. Chi lo dice dimentica il ruolo delle Regioni. Dal 1970, anno in cui vennero fondate, si sono aggiunti 884 deputati regionali nello scacchiere amministrativo del Paese, che si aggiungono ai quasi 1000 tra parlamentari e senatori. Un vero e proprio spreco in un Paese che vuole cambiare rotta. Poi – prosegue Giorgi – le Regioni garantiscono la rappresentanza di tutti i territori, legiferano su diversi temi fondamentali ed hanno competenze non indifferenti su diversi aspetti centrali. Per non parlare della conferenza Stato-Regioni, che chiaramente verrebbe ad ottenere un’importanza addirittura maggiore rispetto all’attuale situazione”.

Certo è, come conviene Giovanbattista Giorgi, che quello del referendum dovrà essere solo un passaggio verso una riforma più radicale: “Solo con il sì al referendum si potranno attuare quei regolamenti dei quali si parla ormai da decenni, a cominciare da una valida legge elettorale. Chi lamenta ingovernabilità – conclude l’esponente dei dem – poi non potrà lamentarsi se tutto resterà come prima. Servono coraggio e coscienza”.

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