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Covid-19Cultura & Eventi

SEZZE, teatro, letture e canzoni in streaming per “uscire” dalla quarantena

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile 2020 10:10
Stefano Colagiovanni Pubblicato 3 Aprile 2020
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Anche il teatro, come si sa, è costretto a indietreggiare di fronte alla quarantena per l’emergenza Covid-19. Ma non per questo, ne uscirà sconfitto. Così si accendono le luci su alcune iniziative setine che coinvolgeranno tutti colori che vorranno concedersi, una volta ancora, alla cristallina meraviglia che il teatro, come vulcanica personificazione dell’arte, sa offrire.

A partire da domenica 5 aprile, dalle 18, la compagnia Le colonne riproporrà sul proprio sito (www.lecolonne.net) lo spettacolo Erinni, scritto da Giancarlo Loffarelli. Un’iniziativa che lo stesso direttore artistico ha così descritto: “Non si tratta di una diretta. Chi vorrà, avrà la possibilità di vedere lo spettacolo così com’è stato registrato, collegandosi sul sito. Anche se il teatro esiste soltanto dal vivo, perché esige il contatto e il rapporto con le persone, abbiamo riflettuto molto e deciso che fare qualcosa di diverso sarebbe stato utile per tenere compagnia a qualche nostro spettatore che ha già visto e vorrebbe rivede questi spettacoli, oppure a chi non ha potuto e vorrebbe vederli per la prima volta. Ci auguriamo che questo appuntamento settimanale possa durare il meno possibile, perché tutti non vediamo l’ora di uscirne in fretta da questo periodo e tornare a vivere il teatro come siamo abituati a fare”.

Ma già a partire da questa sera, dalle 23, andrà in onda il progetto #letturedinotte, che proporrà le Fiabe italiane di Italo Calvino. Un’iniziativa che perdurerà ogni sera, sempre dalle 23, sia su Facebook, che su Instagram. #letturedinotte è stata ideata dai ragazzi di Teatron, compagnia-progetto dell’Università Sapienza di Roma, composta da giovani provenienti da tutta Italia. Ne fa parte anche Salvatore Rosella, amante del teatro e fiorente poeta, che invita chiunque avrà il piacere di concedersi a letture immersive, accompagnati dal silenzio di amabili notti stellate in questo primo scorcio di primavera.

Infine, Alessandro Balestrieri, conosciutissimo nel nostro territorio e non solo, da chi di teatro se ne intende, da sempre a lavoro con Matutateatro, nonché direttore artistico della rassegna PollineFest e impegnato in svariati progetti personali e collettivi aveva già pensato, nei giorni scorsi, a un contributo in streaming su Facebook, chiamato #INDAHOUSE, riproponendo canzoni e intrattenimento già realizzato dal vivo. Il suo intervento in merito offre interessanti spunti di riflessione sul trasformismo dell’attività teatrale, pur sempre in costante confronto con l’emotività e la sensibilità del lato umano dietro quello artistico: “Ho pensato a questa iniziativa per sentirmi vivo sia come individuo, che come artista. Ero molto emozionato, perchè per me era la prima volta. Questa iniziativa è stata pensata per tenere compagnia ai più piccoli con due proposizioni: Le canzoni di Marcovaldo, scritte da me e tratte da Le stagioni in città, uno spettacolo diretto da Titta Ceccano, ispirato a Le avventure di Marcovaldo di Italo Calvino e L’accento sulla A, scritta sempre da me per un altro spettacolo di Matutateatro, dedicato a Gianni Rodari. Ho avuto modo di riflettere sulla potenza del mezzo, perché mi sono accorto che se dal vivo posso lavorare davanti a trecento persone, in streaming il pubblico si triplica; ma questo è uno strumento tanto potente, quanto impotente, perché per fare questo lavoro necessito di contatto diretto col pubblico e questa esperienza mi è servita a comprendere quanto tutto ciò mi manchi. Poi è successo che vedendo i camion che trasportavano fuori Bergamo le bare di chi, purtroppo, non ce l’ha fatta, mi ha sconvolto e ho deciso di fermarmi, perché mi sentivo in più. Ma quando ho comunicato la mia decisione di fermarmi, ho ricevuto molti apprezzamenti, soprattutto da parte dei genitori che mi intimavano a continuare. Tuttavia non me la sono sentita di continuare, proprio per rispetto di chi stava soffrendo e non ce l’aveva fatta: è un mio pensiero come uomo, prima che come artista. #INDAHOUSE resta, secondo me, un’iniziativa molto interessante, che mi piacerebbe riproporre un domani, in circostanze di nuovo serene. Sto continuando a lavorare, sfruttando il tempo a disposizione per mettere nero su bianco i pensieri che mi frullano in testa. Con la speranza di dar loro corpo e forma quando tutto questo sarà finito”.

Quando tutto questo sarà passato e potremo guardare al presente e al teatro con rinnovata serenità. Per ora non resta che navigare con la fantasia.

Stefano Colagiovanni

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