“Cosa succederà agli impianti della piattaforma ecologica, utili per lo smaltimento degli scarti e dei residui della lavorazione, presenti all’interno dello stabilimento della Corden Pharma?”. E’ quanto ha deciso di chiedere, attraverso un’interpellanza che verrà discussa nel prossimo consiglio comunale convocato per il 27 novembre, Alessandro Antonnicola, esponente di opposizione e capogruppo della lista “Nessuno Escluso”, che nei giorni scorsi ha protocollato richiesta all’ente affinché a queste domande possa rispondere l’amministrazione. Nella sua nota l’esponente delle opposizioni pone l’accento anche sulla questione generale dell’azienda, ricordando come lo scorso 31 luglio aveva chiesto alla maggioranza se avesse o meno intrapreso delle azioni concrete, di concerto con gli altri enti ed organi istituzionali preposti, per la salvaguardia del sito produttivo ed in particolare per la tutela delle maestranze impiegate nello stesso. In quella occasione, come sostenuto dallo stesso Iannicola, la risposta data dal presidente del consiglio comunale fu evanescente: “Dichiarò che non si avevano particolari informazioni per poter prendere in considerazione la domanda avanzata e adesso, a distanza di 4 mesi, apprendiamo che l’azienda intende licenziare circa 125 dipendenti, poiché ritenuti in esubero, mentre nel sito rimarrebbero impiegati circa 300 lavoratori”. Antonnicola ha ricordato come, dal canto suo, la precedente amministrazione a guida Claudio Damiano abbia invece riunito attorno ad un tavolo una serie di soggetti che poi sono riusciti ad interessare il Ministero per lo Sviluppo Economico. In questa interpellanza, però, Antonnicola pone l’accento sulla presunta vendita della piattaforma ecologica, che comprende il termo combustore, la distilleria e il depuratore: “Venti anni fa, l’allora Bristol chiedeva di essere autorizzata a realizzare il termo combustore all’interno del sito, giustificandone la necessità per chiudere il proprio ciclo produttivo ed abbattere i costi. Ci fu qualcuno che avanzò il sospetto che il termo combustore, essendo allora la Bristol unica società farmaceutica di tutta la provincia ad avere detto impianto, sarebbe servito-utilizzato non solo alla Bristol, ma da tutte le aziende di settore. Ci fu risposto che l’impianto era solo ed esclusivamente finalizzato alle esigenze produttive della sola Bristol. Ora – ha concluso Antonnicola – si rischia che venga messo a disposizione delle altre aziende, con un notevole incremento di inquinamento, di traffico veicolare e senza creare nuova occupazione”.