Se ce lo avessero raccontato, avremmo fatto fatica a crederci. Per comprendere la grandezza di quanto accaduto la sera di domenica 21 luglio nell’anfiteatro del centro sociale ‘U. Calabresi’ di Sezze, era necessario sedersi e osservare o, meglio ancora, immergersi nella magia di un evento straripante. Perché ‘Queen Rhapsody’, spettacolo-tributo alla musica dei Queen e al genio del compianto Freddie Mercury, ha letteralmente stupito e travolto il pubblico accorso ad assistere. Tutto il merito dell’iniziativa va all’associazione culturale ‘Le colonne’ e agli sponsor che si sono mobilitati per sostenere l’evento, che ha permesso alla rock-band ‘The Queen tribute’ – composta da Giovanni Di Caprio alla chitarra, Eugenio Valente alle tastiere e seconda voce, Nick Valente al basso, Giovanni Gregori alla batteria e da un ragazzone di nome Jordan Trey, che grazie a una voce e a un talento sovrumani potrebbe essere scambiato senza problemi per la reincarnazione del dio Mercury – e agli eccezionali interpreti de ‘I giovani filarmonici pontini’, diretti da Stefania Cimino, di mettere in scena una performance musicale che forse Sezze mai aveva avuto il piacere di condividere. Una marea di spettatori hanno osservato, coinvolti e visibilmente emozionati, la strabiliante esibizione di Trey e dei musicisti impegnati in un revival dal sapore estivo e magico, nostalgico e necessario: necessario affinché Sezze d’estate non muoia asfissiata dal caldo e dal vuoto che troppo spesso schiaccia l’ambiente sotto il peso mastodontico dell’ozio culturale. Questa inerzia partecipativa di chi dovrebbe prendere in custodia l’intrattenimento setino nei mesi più caldi dell’anno è stata spazzata via da una folata di magico vento ristoratore, cavalcando gli acuti e le melodie di protagonisti tanto talentuosi da sembrare irreali. Da ‘Bicycle race’ a ‘I want to break free’, passando per ‘Innuendo’, ‘Barcelona’ – cantata da Trey al fianco dell’incantevole Ivana Capone, in un duetto disarmante per quanto impeccabile – ‘Another one bites to dust’, senza dimenticare ‘We will rock you’, ‘We are the champions’ e ‘Bohemian Rhapsody’, ovviamente; tutti i grandi classici dei Queen reinterpretati da un’orchestra e una band perfettamente coordinati e da una voce, quella di Trey, sovrannaturale, tanto sorprendente da sembrare una stupefacente imitazione del mito Freddie. Abile e nato per domare il pubblico dal palco, Trey è riuscito a coinvolgere l’intera platea, riproponendo i virtuosi scambi corali che Mercury solitamente rivolgeva ai suoi fan, o invogliando i presenti a rischiarare la notte con le torce dei telefoni cellulari. Se ne sono accorti tutti, estasiati e quasi increduli, perché se ne sono accorti anche i bambini, che i Queen li conoscono solo perché sulla bocca degli adulti e ne canticchiano le dolci noti perché scolpite per sempre nel tempo; oltre ‘Le Colonne’, il vuoto, l’assordante e più totale assenza di partecipazione di chi dovrebbe maturare la necessaria convinzione che la cultura non è un orpello da lucidare in rare occasioni, ma essenza vitale per alimentare il senso civico e l’anima di una comunità. Per fortuna, ancora una volta, ci ha pensato la musica a riempire quel vuoto. “Il progetto ‘Queen Rhapsody’ nasce dall’incontro tra ‘I Giovani Filarmonici Pontini’ e la band ‘The Queen tribute’ e, così, abbiamo deciso di dare un nome a questo spettacolo, ‘Queen Rhapsody’, per l’appunto. Ci siamo già esibiti molte volte, sia lo scorso inverno che questa estate e abbiamo in programma molti altri appuntamenti e ci auguriamo che il pubblico sia sempre numeroso, perché credo ne valga davvero la pena, essendoci un band rock e una banda di giovanissimi musicisti di stampo classico” – ha esordito con vigore Jordan Trey. “Per quanto mi riguarda, questo lavoro è una grande responsabilità e cerco ogni giorno di affrontarla con tutto l’entusiasmo di cui dispongo. Non temo il confronto con Freddie Mercury, assolutamente: stiamo parlando di un frontman unico, di un formidabile compositore, di un cantante e interprete sensazionale, avendo cantato anche brani non suoi. Io non posso fare altro che continuare a studiare, a perfezionarmi e a trarre insegnamenti da ciò che Mercury ci ha lasciato: anche io sono un compositore rock, anche in relazione ad altri artisti ma, soprattutto, di matrice ‘queeniana’, quindi adoro Freddie e non mi sognerei mai e poi mai di entrare in competizione con un maestro del suo calibro. Lo ammiro molto e non posso far altro che provare a ricalcare le sue orme, riproponendo i brani dei Queen in tutta Italia e anche all’estero.” Con la speranza che la serata di domenica 21 luglio non si trasformi in un isolato e dolcissimo ricordo.
Stefano Colagiovanni












Devi effettuare l'accesso per postare un commento.