Il 17 luglio 2019 è stato il giorno della scomparsa di Andrea Camilleri, acclamato scrittore, papà del commissario Montalbano, sceneggiatore, insegnante all’accademia nazionale d’arte drammatica, nonché uno degli ultimi intellettuali italiani rimasti ad avere vasto seguito di popolarità e invidiabile lucidità di giudizio anche all’età di 93 anni. Camilleri se n’è andato e di lui rimarrà il suo ricordo e, soprattutto, i suoi scritti: nonostante abbia esordito nel 1978 con ‘Il corso delle cose’, a 53 anni, lo scrittore siciliano ha prodotto un’enorme quantità di opere, tra saggistica, drammaturgia e narrativa, catturando e affascinando una miriade di lettori anche per l’uso di una commistione di linguaggio, una sorta di ibrido tra l’italiano e il dialetto siciliano, con il quale ha reso unici svariate produzioni. Il 17 luglio 2019, dopo la notizia della morte di Andrea Camilleri, anche Sezze si è mobilitata per rendere omaggio allo scrittore di Porto Empedocle. Si è trattato di un’iniziativa spontanea, organizzata in piazza Margherita, nata più per passione e desiderio di unità, che per necessità: circa una trentina di partecipanti uniti da un desiderio viscerale di ricordare in silenzio – un silenzio decoroso, interrotto solo dalla lettura – e, quindi, di condividere ciò che dalle pagine scritte da Camilleri è stato raccolto e custodito con affetto; un appuntamento organizzato sottovoce in un frammento notturno di mezza estate, in cui il tempo non aveva più alcuna importanza, perché l’importante è stato semplicemente ritrovarsi per sussurrare alla notte brevi ricordi e lucide suggestioni, parole care di Andrea Camilleri, in memoria di Andrea Camilleri. Nonostante il numero non altisonante di partecipanti, l’iniziativa é stata raccolta con serietà e contagioso spirito di partecipazione, anche da chi, incuriosito ed emotivamente spinto da quell’inestimbaile senso di appartenenza alla vitalità culturale della comunità setina, non ha portato alcun libro con sé, limitandosi solo ad ascoltare. Perché sarebbe fantastico sapere che la sera del 17 luglio, in piazza Margherita a Sezze, durante l’intimo incontro per omaggiare Andrea Camilleri, abbiano partecipato anche coloro che di Camilleri non hanno mai letto nemmeno mezza parola. Da quegli scambi sommessi di sguardi, dall’orgoglio mostrato nel voler partecipare a tutti i costi, dalle delicate voci che hanno accarezzato quelle pagine in penombra, è emersa la dolceamara consapevolezza che un altro grande uomo di cultura non è più tra noi. Il maestro Ettore Scola ha ripetuto più volte con vigore che il grande merito del cinema italiano, rispetto agli altri filoni europei, è stato quello di saper raccontare il nostro Paese, meglio di chiunque altro sia mai riuscito a fare con il proprio, in chiave popolare. Camilleri – che di cinema era un grande appassionato e per un certo tempo lavorò in RAI, riadattando per il piccolo schermo alcuni celebri sceneggiature – ha saputo raccontare a modo suo un pezzo del nostro Paese, conquistando migliaia di lettori, restando nelle piazze, tra la gente della sua terra e rivolgendosi alle nuove generazioni come un padre ai propri figli. Sta tutta lì la sua grandezza. Ecco perché quella di mercoledì 17 luglio è stata e rimarrà un’iniziativa di spontanea bellezza. Un momento fuori dal tempo, in cui un pezzettino della comunità di Sezze ha posto le basi – forse, ma ce lo si augura con tutto il cuore – per un evento di portata ben maggiore; eppure, nella loro cristallina genuinità, quella trentina di anime col cuore tinto di orgoglio e malinconia, hanno dimostrato ancora una volta che la cultura e il rispetto di essa non è affatto un lusso, ma l’unico rimedio possibile per squarciare il buio della notte.
Stefano Colagiovanni












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