Le sagome di due adulti e due bambini coperti da un lenzuolo, insieme a due gommoni, sono gli elementi di forte impatto visivo ed emotivo di un’installazione temporanea che è stata protagonista ieri sera, venerdì 5 luglio, di un flash mob nella piazza di Ferro di Cavallo a Sezze (Lt). ‘Nessun essere umano è #illegale’ è lo slogan lanciato dagli organizzatori dell’iniziativa Azione Cattolica delle parrocchie di Santa Maria e Santa Lucia, gruppo scout Agesci Sezze I, Comunità di Sant’Egidio, gruppo spontaneo ‘Amici don Pietro’. Davanti allo sguardo stupito e incuriosito dei passanti, in un orario di punta e in un luogo strategico al centro del paese, sono risuonate le note di brani musicali che parlano di umanità e accoglienza – da Jovanotti a Ghali, dai The Sun a Caparezza –, letture di storie di migranti morti in mare in ogni parte del mondo, ma soprattutto le testimonianze dal vivo di tre ragazzi arrivati in Italia sui barconi e oggi protagonisti di un processo di integrazione nel territorio di Sezze. Ouro Bodi Wahabou, 19 anni, frequenta il liceo scientifico: “Il mare non può essere una tomba e i gommoni non ci danno sicurezza. – ha detto commosso – Siamo tutti esseri umani. Chi, come me, ha attraversato il deserto e il Mediterraneo deve essere aiutato”. “Alcuni miei compagni di viaggio non ce l’hanno fatta, altri sono rimasti in Libia” ha aggiunto Djafarou Zakari, originario del Benin e oggi studente all’Istituto alberghiero. Le terribili condizioni dei migranti in Libia sono state infine al centro della testimonianza di Moussa Toure: “Quando eravamo in mare e ci hanno detto che non potevamo attraccare in Italia, abbiamo pensato che sarebbe stato meglio morire nel Mediterraneo piuttosto che tornare indietro”. L’evento di piazza, a cui insieme a bambini, molti giovani e adulti, hanno partecipato diversi esponenti dell’amministrazione locale, tra cui il sindaco, Sergio Di Raimo, è stato preceduto da un convegno all’auditorium di San Michele Arcangelo, promosso dal comitato spontaneo di cittadini ‘Amici Don Pietro’. “Non è cristiano chi va a messa, ma chi dedica il tempo agli altri”: ha affermato don Pietro Sigurani, parroco della chiesa di Sant’Eustachio nel centro storico di Roma e famoso per il ‘ristorante per i poveri’, una mensa per chi è nel bisogno che allestisce in chiesa ogni giorno a pranzo. Don Pietro ha raccontato di come nei mesi scorsi ha ricevuto delle minacce: “Mi hanno lasciato messaggi in chiesa – persone non lontane dal nostro ambiente – in cui scrivevano che avrei fatto una brutta fine perché la chiesa è la casa di Dio e non dei poveri”. “La vera libertà – ha aggiunto don Pietro – è però amare il prossimo come se stessi. Non siamo noi a fare la carità ai poveri, ma loro a noi. Bisogna farsi pellegrini nei cuori delle persone”. E ha concluso: “Dobbiamo metterci intorno a un tavolo e, al di là del colore politico, affermare e adoperarsi attivamente per i diritti umani”.
Sezze, flash-mob a Ferro di cavallo per dire no all’odio e sÌ all’accoglienza









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