Torna d’attualità la situazione della chiesa dedicata a S.Antonio che si trova nell’area di San Batolomeo, a ridosso del vecchio ospedale civile di Sezze, che nei giorni scorsi è stata protagonista di un’operazione condotta dai Vigili del Fuoco inerente il trasferimento di una tela che rischiava di essere definitivamente danneggiata da alcune infiltrazioni di acqua. Sul tema, nelle scorse settimane, era intervenuto anche Vittorio Accapezzato, che aveva preparato una relazione e l’aveva protocollata all’attenzione del sindaco. Proprio da quel testo il gruppo consiliare di Sezze Bene Comune ha deciso di presentare un’apposita interrogazione, che sarà discussa molto probabilmente nel question time convocato per lunedì pomeriggio. Nella loro interrogazione le consigliere Palombi e Contento partono proprio dalla cronistoria della struttura la cui costruzione risale intorno alla seconda metà del XIII secolo, attaccata al convento dei frati minori conventuali (ex ospedale San Carlo) da cui si può accedere direttamente, oltre che dall’esterno: “Nel 1880 – si legge nell’interrogazione – avvenne il passaggio di proprietà solo della porzione dell’ex convento al Comune di Sezze, mentre la chiesa di San Bartolomeo chiamata comunemente Sant’Antonio venne concessa in uso. Da quanto riportato negli atti la chiesa appartenente al convento restò esclusa dalla proprietà assegnata al Comune e quindi di conseguenza di proprietà del Fondo Edifici di Culto, (F.E.C), come infatti risulta dal Dicastero dell’interno. Nel 1999 tutto l’immobile comprensivo della chiesa passa all’Azienda Unità Sanitaria Locale Latina, ma nel 2002, per coprire i disavanzi pregressi delle Asl, la Regione Lazio costituisce la società San. Im Spa con sede a Roma e vende 49 strutture del patrimonio sanitario del Lazio per coprire i disavanzi delle gestioni sanitarie pregresse, tra le quali quella di Sezze. Sempre nel 2002. San. Im. concede gli ospedali in locazione alle ASL, fissando per il 2033 il riscatto delle strutture in leasing. A sua volta la Regione Lazio corrisponde il canone di locazione a San.im, che cede i crediti relativi all’affitto a una società di cartolarizzazione”. Ma proprio questa vendita sarebbe errata, come sottolineato dalla Prefettura di Latina nel 2010, perché sarebbe stata accorpata all’atto un’area più estesa: “Ancora oggi la chiesa Sant’Antonio non risulta del FEC (Fondo per degli edifici del Culto) del Ministero degli interni, nonostante i solleciti e le segnalazioni della Prefettura di Latina”. Da qui, dopo un crollo nel 2015 e diverse interrogazioni, la necessità di sapere in che condizioni sia l’intera vicenda e se si può rettificare l’atto notarile in modo da restituire al legittimo proprietario questa importante struttura.
Sezze, Sbc presenta un’interrogazione sulla situazione della chiesa di S.Antonio




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