E’ sicuramente l’astensionismo, al netto dell’affermazione della lista di Domenico Guidi, Bassiano Futura, e di Giuseppe Fonisto di Grande Bassiano, riuscito nell’impresa di portare in consiglio due esponenti del movimento, il grande protagonista delle elezioni appena svoltesi a Bassiano. Il 66,81% alle 23, orario di chiusura del seggio, unito alle 62 schede non valide (bianche e da annullare) stride con le medie che i cittadini del borgo lepino avevano sempre tenuto quando si trattava di esprimere il proprio consenso tramite il voto. Sebbene la media nazionale lo scorso 10 giugno sia stata tutto sommato rispettata, il paragone con le precedenti elezioni amministrative rende l’idea dell’allontanamento di tanti cittadini dall’atto del voto. Nel 2013 a Bassiano furono l’82% degli aventi diritto a recarsi alle urne, mentre a distanza di 5 anni sono stati 912, con sole 850 schede da conteggiare. Un cittadino su tre, insomma, ha disertato le urne oppure ha lanciato un messaggio che qualcosa non andava. I motivi? Difficile ipotizzarli, ma sicuramente il clima creatosi in questa campagna elettorale ha contribuito a questi risultati, soprattutto tra i giovani, che nei seggi si sono veramente visti con il contagocce. Prima gli undici giorni di fuoco nell’attesa di sapere se Bassiano Futura sarebbe stata sulle schede elettorali, poi i due confronti (uno con il solo Fonisto, l’altro con Guidi, Mazzocchi e Cacciotti senza l’avvocato), ma anche i comizi in piazza, che non hanno appassionato le folle. Insomma, da Bassiano è arrivato un segnale e ognuno dei 4 contendenti potrà recriminare su voti che gli mancano perché sarebbero arrivati da quelli che hanno deciso di astenersi. Ma forse, in questo caso, più che lamentarsi ci si potrebbe chiedere per quale motivo non si sono riusciti a convincere gli indecisi e, soprattutto, i delusi. La scarsa affluenza ha sicuramente condizionato i risultati, ma rispetto al 2013, probabilmente, le due liste costruite in extremis sono risultate essere più deboli di quelle messe in campo cinque anni fa. Basti pensare a Cacciotti che entra in consiglio per il rotto della cuffia, con 17 voti che non permettono a Fonisto di portarne tre nella massima assise cittadina.




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