Aprilia si appresta a cambiare la compagine del consiglio Comunale, ma i dubbi sulle azioni di competenza, eventualmente non portate a termine nei 9 anni di governo cittadino, sfociano in un’interrogazione alla Commissione Europea. Le possibili violazione sarebbero sulla direttiva Seveso che con il d.lgs 105/2015 è arrivata al terzo aggiornamento. La normativa Seveso prende il nome dalla città in provincia di Milano in cui, il 10 luglio del 1976, vi fu un grave incidente all’interno della ICMESA di Meda (città confinante con Seveso), industria chimica che produceva profumi e prodotti cosmetici. Forse in pochi sanno che ad Aprilia ci sono 4 aziende a rischio Seveso ed il fatto che lo sappiano in pochi è incongruente con la Direttiva poiché le zone interessate da un eventuale impatto dovrebbero essere ben segnalate e la gente ben informata per sapere cosa fare in caso di incidente. Ricordiamo, sconcertati, l’intervento di un consigliere comunale che, subito dopo il disastro dell’Eco-X, ammetteva che ad Aprilia non sono mai state effettuate prove di evacuazione o di interventi della protezione civile, confondendo peraltro quello che è il piano di protezione civile con i piani di emergenza della direttiva Seveso, poiché sembrava convinto che i piani di protezione civile redatti anni or sono contenessero anche i piani di emergenza esterni obbligatori per tali impianti; piani di emergenza esterni dei quali abbiamo avuto copie scarne, obsolete e presumibilmente risalenti a diversi anni fa, considerando che all’interno sono menzionate le zone sismiche nella stessa maniera in cui venivano definite prima del 2012. Non si può continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto, gli impianti ci sono e spesso sono più efficienti nell’ottemperare agli obblighi di legge delle amministrazioni che ne ricevono gli atti. Questa città necessiterebbe dell’istituzione, all’interno dell’ufficio urbanistica, di una sezione dedicata al rischio Seveso che si confronti con le aziende e che gestisca al meglio tale tematica. Ci sono voluti mesi, e ricorsi contro i dinieghi, per avere accesso agli atti richiesti alle varie istituzioni ed arrivare alla conclusione che bisognava assolutamente intervenire per il bene dei nostri concittadini. La citata Normativa prevede che nei comuni che ospitano tali impianti, ogni qualvolta si proponga una variante al piano regolatore in zone vicine agli impianti, vengano redatti gli elaborati tecnici sul rischio di incidente rilevante (ERIR) o, in assenza di essi, che si chieda il nulla-osta al Comitato Tecnico Regionale. Abbiamo, inoltre, appurato che, con delibere di Giunta Comunale n. 345 del 22/12/2006, n. 220 del 23/7/2008 e n. 250 del 08/08/2007, fu affidato l’incarico di redigere gli E.R.I.R. all’Università degli Studi di Roma, per un impegno di spesa totale di € 21.000,00, di questi ERIR non abbiamo ottenuto copia e quindi abbiamo il ragionevole sospetto che tali elaborati non siano mai stati redatti. Chiediamo al Sindaco Terra, assessore all’urbanistica dal 2002 al 2005, consigliere fino 2009, nuovamente assessore all’urbanistica dal 2009 al 2012 e successivamente sindaco: è stata correttamente applicata la Normativa citata ed è essa tutt’ora rispettata? La poca disponibilità e l’ostruzionismo che abbiamo rilevato nel richiedere gli atti ci ha obbligati ad interpellare il Parlamento Europeo. Speriamo che la prossima amministrazione guardi con più attenzione questa direttiva e, ove fosse stata eventualmentedisattesa, la faccia rispettare in nome dell’incolumità pubblica; avere ben chiaro cosa si debba fare in caso di emergenza può salvare molte vite!








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