L’ondata di neve e di freddo che ha interessato tutto il Paese non ha intaccato, almeno nell’agro pontino, la produzione e la qualità del carciofo romanesco, prodotto di punta dell’economia locale, che sembra non aver risentito del brusco abbassamento di temperatura in una momento dell’anno che spesso è caratterizzato da piogge e da un incremento delle temperature medie. A confermarlo è Vittorio Del Duca, imprenditore agricolo e per oltre 30 anni presidente della locale sezione di Coldiretti: “I carciofi non sono stati danneggiati dal gelo – ha spiegato Vittorio Del Duca – anche se in alcuni casi sono andati un po’ in sofferenza. Personalmente non ho riscontrato gravi situazioni, almeno nella zona dove coltivo i miei, che comunque è un po’ scoperta. Quindi sono fiducioso anche per le altre coltivazioni. Chiaramente il freddo è arrivato un po’ in maniera spettata – ha proseguito Del Duca – e qualche coltura ne ha un po’ risentito, con le foglie abbassate, ma è bastato un po’ di vento di scirocco e la situazione si è ripristinata”. Un sospiro di sollievo per i produttori che sul prodotto puntano gran parte del loro mercato. I carciofi dovrebbero star bene, anche se probabilmente i primi (i cosiddetti “capulini”) presenteranno screpolature dovute dal freddo, ma la qualità sarà buona come gli altri anni. Il 15 aprile, giorno della Sagra del Carciofo a Sezze gli addetti ai lavori si aspettano una buona produzione, mentre sulla quantità nemmeno Del Duca si sbilancia: “Quantitativamente è ancora presto per parlarne, ma l’impressione comunque è che la produzione resterà stabile”. Quello che preoccupa maggiormente Del Duca e non solo lui, sono i repentini cambiamenti climatici che chiaramente vengono influenzati dall’inquinamento, così come, da un punto di vista strettamente commerciale, un mercato che strizza sempre più l’occhio verso prodotti provenienti dall’estero: “Le esigenze di mercato e una politica che troppo spesso non valorizza i prodotti locali – prosegue l’imprenditore agricolo – fanno sì che stiano sparendo quelle qualità autoctone che difficilmente si riescono a recuperare, a vantaggio di varietà di piante molto più produttive. Biologicamente si perde qualcosa, anche se la pianta sembra uguale all’altra, ma basti pensare che una pianta autoctona riesce a far avere 30 carciofi, rispetto ai 5 che si tirano fuori da una pianta che oggi il mercato tutela. Con ovvie ripercussioni – spiega Del Duca – per la sopravvivenza stessa degli agricoltori che puntano sulla qualità”.
Sezze, la situazione delle colture dopo le gelate: carciofi salvi, secondo le previsioni di Vittorio Del Duca







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