Aprilia: la questione di genere al Liceo Meucci con le redattrici di Culturamente
Il Liceo statale A. Meucci di Aprilia è stato protagonista di un’iniziativa all’avanguardia in occasione della giornata dedicata alle donne. L’8 marzo si è tenuto un tavolo tecnico nel quale esperti in tematiche di genere si sono confrontate con gli alunni dell’Istituto. Centrale il contributo di Lorella Iaci e Pino Nazio, quest’ultimo curatore con Maria Cristina Cerreto dell’antologia All’ombra di Caino nella quale anche la Iaci, giornalista apriliana di vecchia data, è presente con un suo racconto. Le proposte sono state differenziate per le classi del primo e del secondo ciclo, tenendo conto degli argomenti studiati e della maturità dei ragazzi. Per le classi del biennio, è stata organizzata la proiezione del film Suffragette (2015), seguita da un intervento dell’associazione Antigone durante il quale si è illustrato il difficile tema del femminicidio, la sua diffusione, le possibili prevenzioni.
Mi soffermerò in questo articolo sull’intervento di Alessia Pizzi, direttrice di uno dei portali culturali più seguiti in Italia, CulturaMente e della sua redazione che hanno affrontato il tema del femminile nella letteratura e del sessismo linguistico, argomenti che riguardano maggiormente la mia formazione. La Pizzi ha parlato di tre poetesse greche dell’età ellenistica, Erinna, Anite, Nosside e del loro legame con Saffo, unica voce femminile di una tradizione letteraria capeggiata dagli uomini. Non a caso, nell’Antologia Palatina si parla della poetessa come Decima Musa tra i 9 poeti lirici. La parola “poetessa” fu infatti introdotta solo quattro secoli dopo Saffo, come attestano le epigrafi che celebrano i componimenti delle poetesse vaganti. Solo in età ellenistica, le donne acquistano una nuova mobilità e finalmente non sono più recluse nell’ambiente domestico. Le regine a corte diventano patrone delle arti e quindi protagoniste degli elogi dei poeti grazie anche al sostrato egiziano di cui godeva Alessandria, la nuova capitale culturale. In questo clima rivoluzionario emergono anche tre poetesse che vedono Saffo come una madre letteraria: poco prima dell’età Ellenistica c’è Erinna, seguita dalle epigrammiste Anite di Tegea e Nosside di Locri.
Erinna, autrice di un poemetto sulla Conocchia e qualche epigramma in cui lamenta la morte prematura dell’amica Baucide, fu considerata un uomo sotto falso nome da un critico dell’Ottocento: era troppo brava per essere una donna! Anche Anite fu vittima di qualche stereotipo: il fatto che questa donna parlasse nei suoi epigrammi di natura e di soldati morenti in guerra, quindi di argomenti che non appartengono in maniera immediata alla realtà femminile, ha suscitato non poco imbarazzo. Per i critici del Novecento era una vergine che correva nei boschi dell’Arcadia, come la dea Artemide, per gli antichi, anche peggio forse, era l’Omero donna. Nosside, infine, ha ereditato tutti gli stereotipi di Saffo, in parte perché ne era emula dichiarata. Quindi, come per la poetessa di Lesbo, si è pensato per molto tempo è stata etichettata come una prostituta o un’omosessuale. Tuttavia, nonostante Nosside si proclami poetessa d’amore, dei suoi componimenti erotici non ci rimane nulla perché probabilmente sono stati pesantemente censurati dagli alessandrini. La si conosce per gli epigrammi ecfrastici, ovvero per la descrizione di statue e ritratti femminili.
Per le classi del triennio, si è affrontato il tema rovente del femminicidio. I ragazzi della scuola hanno voluto anche ricordare Martina e Alessia, le bambine vittime della strage di Cisterna di Latina lo scorso 28 febbraio; a seguire l’intervento di un’avvocata che ha raccontato la propria esperienza di donne vittime della dipendenza affettiva nei confronti di uomini narcisisti e manipolatori.
Federica Crisci e Francesca Papa, entrambe redattrici del sito CulturaMente hanno poi affrontato il problema del sessismo linguistico, ovvero delle forme di discriminazione basate sul genere di appartenenza che avvengono nel linguaggio. Si è chiarito il rapporto tra genere e linguaggio che rappresenta la forma di socializzazione primaria dell’essere umano, il mezzo attraverso il quale il singolo individuo può raccontare le proprie emozioni, i propri pensieri e, soprattutto, la propria visione del mondo. Le donne oggi hanno acquisito diritti e possono intraprendere carriere prestigiose al pari degli uomini, eppure persiste una certa forma di discriminazione nel linguaggio che si attua ogni qual volta non viene usato il femminile di una carica lavorativa (quando parliamo di ministro-sindaco-avvocato-architetto anche per donne) o ogni volta in cui pronunciamo alcuni proverbi ricchi di immagini stereotipate delle donne (“Chi dice donna dice danno”/ “Le donne ne sanno una più del diavolo”, ecc..). Che il nostro sia un linguaggio androcentrico non deve sorprendere: esso, infatti, è la conseguenza di secoli in cui il mondo ha visto una forte divisione di ruoli tra uomo e donna (c’è da aggiungere che la Bibbia dice nella Genesi che Dio diede ad Adamo il compito di nominare le cose create, tra cui la donna). Per tanto tempo non sono esistite parole al femminile perché le donne non avevano l’opportunità di svolgere determinate professioni. Ma non è più così oggi ed è giusto che la lingua ne dia conto. La questione del sessismo linguistico non è recente. Già negli anni Ottanta, la commissione nazionale per le Pari Opportunità chiese alla linguista Alma Sabatini di scrivere un manuale divulgativo sulla questione e una serie di raccomandazioni su come parlare al femminile e su come creare una lingua in cui la donna non dovesse necessariamente essere considerata in secondo piano rispetto all’uomo. Il tutto nel rispetto delle regole della grammatica italiana, evidenziando come il “brutto suono” di alcune parole non implichi la scorrettezza, ma piuttosto una semplice mancanza di abitudine.
Una iniziativa, quella del Meucci, che ha creato un terreno culturale sul quale fondare i principi per l’educazione emotiva dei nostri ragazzi.
Antonia Rizzo
Antonella Rizzo è poeta, scrittrice, giornalista, performer; è stata tradotta in albanese, arabo, inglese, polacco. È organizzatrice di eventi culturali di carattere nazionale e internazionale, cortometraggi, pièces teatrali, in collaborazione con artisti visivi e musicisti. È ideatrice e responsabile del Premio letterario Antica Pyrgos. Collabora con Mondo Reale dal 2017.