“La gestione del servizio idrico degli ultimi 30 anni è stata totalmente sbagliata. Nel 1987 l’acqua non mancava mai, grazie al lavoro svolto da fontanieri e idraulici che si assicuravano di effettuare tutte le manovre del caso. Oggi, invece, intere zone restano a secco, frutto dei disastri combinati dalla Dondi e dell’incapacità di gestire un acquedotto ormai vetusto da parte di Acqualatina”. Non utilizza giri di parole Gaetano Leonoro, esponente del Partito Comunista Italiano, che torna sul tema dell’acqua: “Il problema è antico, con la scelta di rivolgersi al privato per accontentare una società che già nel 1993 era sul baratro da un punto di vista economico. Nei primi due anni avrebbe dovuto spendere due miliardi per sistemare l’acquedotto, ma non l’ha fatto. E l’atto aggiuntivo firmato nel 1996 gli ha, di fatto, permesso di continuare a non intervenire. Oggi – prosegue Leonoro – con Acqualatina le cose non sembrano essere cambiate e Sezze, invece che pagare meno perché serve praticamente tutta la pianura, paga come gli altri ma i residenti hanno i rubinetti a secco, alla faccia del referendum che ha espresso chiaramente quale sia la volontà degli italiani, quella di un ritorno all’acqua pubblica”. Imprenditore edile da decenni impegnato nell’idraulica e nella termoidraulica, Leonoro propone anche diverse soluzioni applicabili in breve-medio termine: “Bisogna intervenire strutturalmente sull’acquedotto realizzando vasi comunicanti e livellati per aumentare la portata dei serbatoi. Poi – conclude Leonoro – bisogna implementare il principio dell’acqua per caduta. Solo così, con meno pressione nei tubi, si eviteranno perdite idriche e problemi di natura elettrica che ormai sono all’ordine del giorno”.




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