A partire da domani alle ore 21,30, nel Cortile del Museo comunale di Sezze, inizierà la seconda edizione del Progetto “RACCONTI. La sottile linea rossa” ideato e realizzato dall’Associazione culturale “Le colonne”, con il primo dei sei racconti previsti:Annagrazia Benatti racconta Ophelia di John Everett Millais. Dev’esserci stato un momento, all’origine dell’umanità, in cui i nostri antenati, dopo una giornata trascorsa a procacciarsi il cibo, a rendere più confortevole il rifugio che si erano trovati, ad accudire i piccoli, dopo essersi sfamati, essersi assicurati che non vi fossero pericoli nei dintorni e dopo che i piccoli si erano addormentati, si sono seduti attorno a un fuoco e uno di loro, con ogni probabilità il più anziano del gruppo, quello che aveva accumulato più esperienze nella sua primitiva vita, s’è messo a raccontare. Certo, doveva essere già stato scoperto il fuoco e il linguaggio, doveva essersi già formata una piccola comunità. O, forse, al contrario, era stata proprio quell’innata tendenza a raccontare che aveva permesso all’uomo di scoprire il fuoco, il linguaggio e la vita sociale. Comunque sia andata, da quel momento l’uomo non ha più smesso di raccontare storie, a volte nella piena consapevolezza di farlo, altre volte senza nemmeno rendersene conto, utilizzando la parola e il gesto, la scrittura e le immagini, e poi la musica e il teatro, e poi ancora il cinema e l’universo telematico. Il Progetto “RACCONTI. La sottile linea rossa” nasce dal desiderio di continuare a vivere quel momento fondativo delle relazioni interpersonali che è il racconto, in un’epoca, la nostra, in cui sono radicalmente mutati alcuni degli elementi costitutivi di quell’atto ancestrale che è il raccontare: il ruolo di chi è più avanti negli anni, la compresenza fisica, il silenzio della notte, lo spirito comunitario. Il progetto si articola in sei serate in cui altrettanti componenti della comunità setina racconteranno storie, in cui il contenuto della storia raccontata sarà sempre in secondo piano rispetto all’atto del raccontare. Non terranno una conferenza. Non si tratterà di un convegno. Non ci sarà un dibattito assembleare. Ci sarà, semplicemente, l’atto del raccontare una storia. Fra le cinque storie raccontate non ci sarà un filo conduttore tematico poiché la sottile linea rossa che le legherà sarà sempre e soltanto l’atto del raccontare. Si racconterà un brano musicale, un vino, un film, un evento sportivo. Questi i racconti della seconda edizione: Il 22 giugno, AnnaGrazia Benatti racconta Ophelia di John Everett Millais; il 6 luglio, Paolo C. Giusti racconta Le avventure di Amore di Mauro Giuliani; il 3 agosto, Franco Abbenda racconta I vaccini: Jenner, Wakefield e altre storie; il 17 agosto, Daniele Piccinella racconta Terra mia di Pino Daniele; il 24 agosto, Giancarlo Loffarelli racconta Matthias Sindelar, il Mozart del calcio; il 7 settembre, Raffaele Imbrogno racconta Hotel Lux. Le serate si svolgeranno nel cortile del Museo comunale in Largo Bruno Buozzi, dalle 21,30 alle 23. Con questa scelta s’intende sottolineare la centralità della comunità setina e della sua storia come condizione e finalità dell’atto del raccontare: è all’interno di quella storia e di quella comunità che nasce il racconto ed è per contribuire a farla crescere che esso è agito. Anche la disposizione dello spazio cercherà di esprimere che non si tratta di una conferenza ma del semplice rito del racconto: colui che racconta e coloro che ascoltano saranno disposti in cerchio attorno a un piccolo fuoco a rappresentare l’ambientazione più tipica, fin dalla notte dei tempi, del rito del racconto. Non è il numero delle persone che partecipano a un evento a decretarne il valore. Se così fosse, programmi televisivi dedicati a spiare uomini e donne seminudi su un’isola avrebbero un valore maggiore di una poesia di Leopardi. Non interessa, dunque, il numero di persone che vorranno ascoltare questi racconti e non si hanno aspettative al riguardo. Eppure, un dato numero di sedie lo si dovrà predisporre. Quale? Simbolicamente, a inizio serata verranno predisposte sei sedie. Sei erano, infatti, le Decarcie, gli antichi rioni in cui era suddivisa Sezze nel periodo Medievale, e l’aspettativa è che questa iniziativa, pensata e realizzata a Sezze e per Sezze, possa vedere la presenza (simbolicamente) di un rappresentante per ognuna delle antiche Decarcie: sei partecipanti rappresenteranno l’intera città; tutti quelli che verranno in più costituiranno una graditissima abbondanza di partecipazione e per essi verranno aggiunte, mano a mano, altre sedie.
Sezze, l’Associazione culturale “Le colonne” presenta la seconda edizione del progetto “Racconti. La sottile linea rossa“






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