Si è svolto sabato scorso il convengo “Ripubblicizzare l’acqua è un diritto” presso la sala comunale Enzo de Pasquale. Un incontro voluto fortemente dal sindaco, secondo il quale il confronto sarebbe stato fondamentale per la questione acqua nel nostro territorio. La pianificazione dell’evento è avvenuta grazie alla collaborazione di relatori che nel passato si sono trovati in prima linea per ottenere il SI del referendum del 2011 con il quale si stabiliva che l’acqua deve essere pubblica. Nomi come Roberto Lessio, un delegato di Sandro Bartolomeo, Raffaele Lupoli, Alberto Lucarelli e Antonio Villano, hanno riportato le proprie conoscenze e competenze riguardo la situazione devastante attuale: si è parlato di alcune bollette rivolte ad imprenditori di Anzio che superavano 14.000 euro, si è parlato della centralità dei cittadini e della difficoltà dei singoli Comuni che hanno riscontrato nell’attuare i quesiti referendari, si è parlato del decreto Madia che ha stabilito che le società pubbliche non possono essere istituite a meno che non abbiano carattere istituzionale. Ciò, secondo i relatori, comporta che le società pubbliche e miste diventeranno sia formalmente che sostanzialmente di diritto privato. Rimane un punto non toccato però. A noi cittadini interessa un pochino meno a chi viene affidata la gestione dell’acqua (privata o pubblica che sia), tanto si sa che l’acqua è uno dei elementi intoccabili e indiscussi della nostra vita, ma comunque avrà sempre un costo: quella della gestione della rete idrica, quello della manutenzione e via dicendo. A noi interessa soprattutto ricevere un buon servizio a costi moderati.
Bianca Ciurea









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