Una maggioranza elettorale non può sostituirsi al Partito anche perché nelle file dell’amministrazione ci sono persone che hanno estrazioni culturali opposte a quelle tradizionalmente di centro – sinistra. Il PD deve tornare ad essere il luogo centrale della vita politica del paese. Serve prima di tutto una correzione di comportamenti e un nuovo senso di appartenenza. Basta con la cultura della fedeltà a tutti i costi e affrontiamo nel merito le questioni. Apre cosi il suo intervento politico Giuliano Ciotti di Roccagorga instancabile militante e dirigente del PD, già sindacalista provinciale, storico edicolante, che ritiene ormai improcrastinabile una verifica politica sulla condizione in cui versa il Partito Democratico locale. A Roccagorga ci sono due PD, uno ha vinto le elezioni e l’altro le ha perse, uno guida il comune e l’altro fa opposizione. E’ evidente che questa situazione non può continuare ad andare avanti in questo modo. La soluzione ? Far tornare ad essere il Partito il luogo centrale della discussione. Se non è la soluzione è certamente una strada obbligata. Non voglio certo apparire un buon sammaritano lasciando intendere che le diverse posizioni amministrative si possano in questo modo risolvere anche perché sia maggioranza che minoranza hanno contratto un patto con la comunità e per me la coerenza è un valore importante nella vita. Penso però che troppo spesso si assumano delle posizioni dettate più da una fedeltà di parte che di conoscenza di merito degli argomenti in discussione. Per esempio trovo molto spesso giuste le battaglie consiliari che Scacchetti e Pizzutelli fanno: come nel caso degli emendamenti presentati per differenziare le tasse per condizioni economiche; per chiedere maggiore trasparenza e controllo nella gestione dell’Ente e dell’azienda speciale “Vola”; per modernizzare l’impianto istituzionale del comune con la costituzione di commissioni consiliari. Sono convinto che se ci fosse la possibilità di discutere questi argomenti preventivamente nel Partito alle polemiche si sostituirebbero possibili soluzioni condivise. Oggi si parla solo delle cose che ci dividono ma nessuno parla di quelle che ci uniscono. Ad esempio mi risulta che tutti vogliamo attivare servizi per una maggiore cultura europea, tutti vogliamo politiche per il turismo e la valorizzazione territoriale, tutti vogliamo favorire la crescita del nostro comune e della nostra comunità. Se il Partito torna ad essere il luogo centrale della vita politica queste intenzioni potrebbe diventare iniziative comuni. Certo è che non mi rassegnerò mai all’idea di un Partito che per alcuni esiste solo perché è negato l’accesso ad altri. Non è cosi che funziona e non è cosi che si può pensare di andare avanti. E non mi rassegnerò mai alla possibilità di coloro che speculando sulla nostre divisioni pensano di mantenere le proprie rendite di posizione.


