Il Canto della Passione di Giulianello come gli Stabat Mater gregoriani. Parola di Giovanna Marini. La cantautrice ed esperta etnomusicologa di fama internazionale, di fronte a docenti e cultori dei canti polifonici, ha argomentato la sua tesi sull’origine arcaica del Canto della Passione di Giulianello, custodito anche al Centre Pompidou di Parigi come una delle testimonianze più rare e preziose della musica contadina, sostenendo che si tratta di un patrimonio culturale pari alle celebri melodie liturgiche trecentesche dedicate alla Passione. Un elemento in più di rivalutazione dell’antico Canto della Passione giunto nel corso del Primo Festival del Canto Sacro ‘Cantate Domino’ di Monte Porzio Catone al quale ha partecipato nei giorni scorsi il Coro delle Donne di Giulianello. Un incontro tra musica classica e musica contadina: le Donne cantavano, con melodia e stile popolari, gli stessi brani che altri Cori presenti intonavano in modo classico. Un progetto ideato da Giovanna Marini, che ha trasformato i canti popolari in uno strumento di ricerca sulla tradizione e la storia popolare, e Paola Ghigo, Direttore della Scuola Comunale di Musica “Iseo Ilari”. Un’esperienza originale, che ha unito due culture con un unico fine, l’espressione del sacro. La cultura contadina, antica e musicalmente ricchissima di canti di tradizione orale che risalgono anche a tempi premedioevali, canti di pastori, che nel tempo sono stati portati nelle chiese e che sono entrati nella cultura popolare come repertorio di canto religioso. La cultura classica, un vasto ed importante repertorio di compositori che hanno operato presso famose cappelle ed istituzioni religiose al servizio della liturgia, producendo le pagine più belle della musica polifonica e oratoriale dal Rinascimento ad oggi.
Cori, il canto della passione di Giulianello come gli Stabat Mater gregoriani


