I grandi oli nascono in campo, diventano unici in frantoio. E’ questo in estrema sintesi il messaggio lanciato dai relatori al convegno “Le buone prassi per l’olio extravergine di oliva da Cultivar Itrana” che si è tenuto lo scorso sabato 20 settembre presso l’Aula Consiliare del Comune di Itri. L’evento, organizzato dalla Provincia di Latina, è stato realizzato in collaborazione con il Capol (Centro Assaggiatori produzioni olivicole di Latina) e con la partecipazione dell’Aspol (Associazione provinciale produttori olivicoli Latina), dell’Istituto Tecnico Superiore Biocampus e della Lilt sezione di Latina.
“I risultati di oltre 1.800 analisi organolettiche e chimiche acquisite nel corso delle nove edizioni del Concorso Provinciale l’Olio delle Colline – spiega il presidente del Capol Luigi Centauri – confermano che il processo di trasformazione incide per circa il 60% sulla qualità finale del prodotto. Sulla spinta di questi incontri tecnici è auspicabile che venga posta una sempre maggiore attenzione al miglioramento della tecnologia impiegata per l’estrazione dell’olio, con riferimento ad ogni singola varietà e, nel caso specifico, alla cultivar itrana. Per tali motivi abbiamo voluto portare l’attenzione su questo tema”.
Nel workshop – che ha annoverato, dopo gli iniziali saluti del Sindaco di Itri Giuseppe De Santis, contributi autorevoli come quelli del Prof. Maurizio Servili, Docente Ordinario di Scienze e Tecnologie Alimentari e Ambientali all’Università di Perugia e del Dott. Giulio Scatolini, capo panel Unaprol e Capol – è stato sottolineato il ruolo determinante assunto oggi dal frantoio e dagli operatori per la produzione e l’ottenimento di un olio di qualità. In particolare si è tenuto un focus su quelle che sono le variabili tecniche che influiscono sulla qualità. Tra i tanti punti toccati, di particolare rilievo il focus della temperatura in gramolazione.
Seguito da oltre 120 persone (frantoiani, produttori, studenti, agronomi e addetti della filiera olivicola) provenienti da tutta la provincia di Latina, l’evento ha visto la partecipazione anche di rappresentanti delle Aziende produttrici di impianti di trasformazione delle Società Alfa Laval, Amenduni, Soc. Barracane e Pieralisi. Questi hanno evidenziato come non esista la “macchina perfetta”, il frantoio migliore in termini assoluti. Ogni varietà ha le sue peculiarità che vanno comprese e assecondate. Un tale lavoro in Italia, visto il numero impressionante di cultivar in produzione, non è sicuramente facile ma i produttori di impianti oleari sembrano interessati a capire quello che accade nei territori.
L’olio è il principe dei condimenti: è un prodotto che non vive di luce propria, ma ha la funzione di esaltare il gusto degli alimenti. Accanto al convegno è stato organizzato un banco di degustazione in cui l’olio locale ha incontrato la produzione tipica del nostro territorio. Un momento curato dagli allievi dell’ITS Biocampus, scuola di specializzazione post diploma che forma i nuovi professionisti dell’agroalimentare (www.fondazionebiocampus.it). “Attraverso la nostra azione – spiega il presidente della Fondazione che gestisce l’Istituto, Pierpaolo Pontecorvo – puntiamo a preparare degli operatori nel campo agricolo, agroindustriale e della ristorazione, capaci di rispondere alle nuove richieste del mercato che, all’omologazione dell’offerta, preferisce le peculiarità dei territori. In questo ambito svolgiamo anche un’attività di ricerca per far si che anche un banco catering possa acquisire un significato che vada oltre la mera ristorazione acquisendo una dimensione culturale. Così i giovani fanno loro delle competenze nuove che possono poi mettere a frutto nel mondo del lavoro”.
La Provincia ha fortemente voluto questo evento che si inserisce nella cornice della attività a supporto del mondo agricolo provinciale. “L’olivicoltura – spiega l’Assessore all’agricoltura della Provincia di Latina, Renzo Scalco – è uno dei settori strategici per il rilancio dell’agricoltura locale. L’olio pontino infatti può contare su una reputazione che va ben oltre i confini della provincia. Esso può quindi essere elevato a simbolo di un’agricoltura di successo che sta creando ricchezza anche in un periodo di crisi generalizzato a tutti i comparti della produzione primaria e secondaria”.
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