“Agricoltura non significa solo coltivare e produrre merce ma anche difendere il paesaggio, la biodiversità, tutelare l’ambiente”. E’ il pensiero di Vittorio Del Duca, presidente della sezione di Sezze della Coldiretti, che in una nota torna sui lavori per il nuovo depuratore, realizzati proprio in prossimità di Riparo Roberto, ampia cavità rocciosa lunga circa 20m., sito preistorico esplorato nei primi anni ’50 e descritto da Marcello Zei: “E’ ancora vivo – spiega Del Duca – il ricordo del disagio e dello spavento per l’alluvione del 15 settembre 1995, che mise in ginocchio la zona dei Casali e l’agricoltura pedemontana con frane e smottamenti, che spinsero l’allora Governatore Piero Badaloni a visitare in elicottero le zone disastrate, poste a ridosso ed a valle del luogo dove oggi si scava per realizzare il collettore fognario. Il depuratore unico di Sezze è stato voluto caparbiamente dall’amministrazione comunale per risolvere un annoso problema igienico, convogliando i reflui urbani verso un depuratore di nuova realizzazione. Fin dall’inizio è stato previsto un collettore insistente in una zona a mezza costa, sotto il Riparo Roberto, sito di importantissimo interesse paleoarchelogico, classificata come zona A, ad alta pericolosità di frana, dal Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) della Regione Lazio. L’art. 16 comma c delle Norme Tecniche del P.A.I. vieta tassativamente la realizzazione di collettori fognari. Il progetto, perciò, nasce con il peccato originale di aver scelto un’area inidonea per il collettore, ignorando soluzioni alternative, come quella suggerita da più parti, di prevedere più depuratori locali, a servizio dei diversi nuclei distribuiti sul territorio setino. Non è nostro compito, né vogliamo entrare nel merito della progettazione, redatta dall’Ufficio Tecnico comunale, ma non riusciamo a capire l’incongruenza fra la definizione della pericolosità del sito fissata dalla legge, e i pareri che ne hanno permesso l’aggiramento. Ci chiediamo – prosegue il presidente della Coldiretti setina – come possa passare l’idea che un taglio orizzontale, per tutta l’estensione dell’area di frana, non ne disturbi l’equilibrio. I fenomeni franosi, che frequentemente interessano le pendici del territorio pedemontano, come quelli citati, non ci lasciano certamente tranquilli. Ci chiediamo se ci sia stato un atto di forzatura di troppo. Crediamo che l’amministrazione debba rendere conto ai cittadini, motivando le scelte operate e assumendosene pienamente la responsabilità. L’aver messo le “carte a posto” – conclude Del Duca – non riduce minimamente il rischio dell’evento franoso, che se si verificasse, produrrebbe un notevole danno economico (depuratore e collettore costano quasi sei milioni di euro) oltre a un gravissimo danno ambientale”.
Sezze, Del Duca sul depuratore e Riparo Roberto: “Le carte a posto non fermano le frane”


