In data 11 Luglio 2014 si è svolta l’assemblea dei lavoratori presso la sala mensa dello stabilimento del sito di Sapa Fossanova. L’assemblea si è aperta in risposta a quanti dicono che all’interno delle maestranze alberghi l’ombra del dubbio. All’appello sono presenti 106 persone sulle 117 che hanno aderito all’assemblea sindacale permanente. Delle persone mancanti 8 sono impegnate sul turno di notte per mantenere il presidio e 3 hanno giustificato la loro assenza. Presenti solamente le sigle sindacali Fiom e Uilm con i rispettivi segretari provinciali Tiziano Maronna e Roberto Caccavello. L’assemblea all’unanimità, dopo l’atteggiamento mostrato dall’azienda di puro disinteresse e arroganza nei confronti sia di un territorio martoriato che di istituzioni troppo spesso distratte e impotenti, ha deciso di mantenere con fermezza il presidio dello stabilimento tramite assemblea permanente.
Respingiamo al mittente qualsiasi proposta che preveda come conclusione la pura cessazione delle attività. Invitiamo dunque le Istituzioni a sollecitare un proficuo confronto che coinvolga l’intero gruppo Sapa Italia, convinti che quello della chiusura di Fossanova, dopo nemmeno un anno dalla Joint Venture, sia solo il primo tassello di un piano di disfacimento industriale a livello nazionale. Quello che chiediamo alle Istituzioni, diversamente da tutte le altre vertenze, non è il tipo di ammortizzatore migliore ma di stare effettivamente al nostro fianco in questa battaglia.
Come l’azienda, ci appelliamo all’articolo 41, che nel capoverso dice “l’iniziativa economica privata è libera” ma, nella restante parte sottolinea che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Questa assemblea si sente lesa fortemente sia per ciò che riguarda la sicurezza del suo futuro sia, nella libertà che può definirsi piena solo nel caso in cui non vengano violati i diritti inalienabili dell’uomo. Soprattutto, questa assemblea si sente offesa, poiché la dignità in questa vertenza l’abbiamo dovuta mettere da parte sin dal primo giorno: licenziati al rientro dalla festa del 1° Maggio, per la precisione il giorno 5, stesso giorno in cui l’azienda aveva promosso un’iniziativa per migliorare l’housekeeping di stabilimento.
Dignità oltremodo oltraggiata il giorno 7 Luglio con la chiusura dei cancelli senza preavviso e nel pieno della trattativa (prima della scadenza del 75° giorno come previsto per legge). Dunque l’assemblea si domanda: cosa decideranno le istituzioni? Che in questo Paese è rimasto solo un diritto, quello della proprietà privata e quindi della tutela dei padroni, oppure, per una volta, forse per la prima in questa Provincia, faranno una scelta drastica e si schiereranno dalla parte dei lavoratori? Noi abbiamo scelto: lotta ad oltranza anche se ciò significa costringerci in uno stato di prigionia e non barattiamo un posto di lavoro per nessun tipo di incentivo. I partecipanti all’assemblea esprimono piena solidarietà al segretario della Fiom Tiziano Maronna per aver intrapreso lo sciopero della fame in segno di protesta verso quelle istituzioni troppo distanti da questa vertenza e dalla situazione reale che coinvolge la vita di queste 140 famiglie e di altre 100 dell’indotto.


