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Lettura: Di Giorgi all’Anci: “La riforma delle province è una riforma a metà”
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Mondoreale > Blog > Attualità > Di Giorgi all’Anci: “La riforma delle province è una riforma a metà”
Attualità

Di Giorgi all’Anci: “La riforma delle province è una riforma a metà”

Ultimo aggiornamento: 3 Luglio 2014 14:55
Simone Di Giulio Pubblicato 3 Luglio 2014
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Il sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi sta partecipando oggi a Roma al convegno nazionale organizzato dall’Anci sul tema: “I comuni protagonisti dell’innovazione istituzionale del Paese: città metropolitane e nuove province al via”, a cui parteciperanno i sindaci di tutti i capoluoghi d’Italia e il presidente nazionale dell’Anci, Piero Fassino. Nel corso del suo intervento Di Giorgi ha affermato che la legge Delrio sulla riforma delle Province rappresenta una riforma a metà, che rischia di produrre effetti discorsivi. Ecco una sintesi dell’intervento del sindaco di Latina: “Se l’obiettivo della legge Delrio era e resta semplicemente l’orizzonte breve di un taglio della spesa pubblica, del demagogico “risparmio” delle indennità dei consiglieri provinciali allora siamo davvero fuori strada. Il vero disegno di prospettiva di questa riforma deve essere quello di pensare ad uno sviluppo strategico del territorio, attraverso la realizzazione di politiche di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della città e del territorio.
Per questo la nuova legge deve essere seguita da un programma di attuazione concreto e collaborativo, che coinvolga insieme il Governo, le Regioni, l’Anci e l’Upi. Il nuovo inquadramento richiede ai Comuni di collaborare, esercitando insieme le funzioni fondamentali, per poter offrire servizi di buona qualità ai propri cittadini a costi sostenibili. Dovranno collaborare tutti i Comuni, con la nuova organizzazione delle Province, per svolgere in modo efficace le funzioni richieste da una contiguità territoriale fatta di comuni aspetti sociali, economici, infrastrutturali e culturali. Cito solo alcuni esempi: il piano sanitario o il piano dei rifiuti o le politiche di gestione delle infrastrutture idriche.
Il Comune oggi è il vero baluardo istituzionale grazie al rapporto diretto e al consenso ricevuto dai cittadini.
I sindaci sono gli interlocutori naturali di cittadini, imprese, famiglie, anziani, disoccupati, che vogliono ricevere risposte.
In un clima generale di sfiducia e diffidenza verso la politica e le istituzioni i Sindaci sono le figure che più mantengono con i cittadini un rapporto diretto, di credibilità e fiducia. Ecco, allora, che la chiave della riforma Delrio, a cui questa legge ancora non dà gli strumenti né le strade da percorrere, sta nel capire che le amministrazioni comunali devono essere messe nelle condizioni di fare quello per cui i cittadini sono state elette dai cittadini: fornire servizi, rispondere alle esigenze e alle istanze dei cittadini. L’attuale sistema istituzionale è invece basato su un centralismo regionale e dello Stato centrale che porta inefficienza e moltiplicazione e sovrapposizione di competenze. Occorre un vero cambiamento che liberi le amministrazioni centrali e locali dalla eccessiva burocrazia che soffoca amministratori e cittadini e blocca ogni tentativo di innovazione e di riforma. La legge Delrio così come è articolata cioè senza il necessario supporto di un adeguato corredo normativo, rischia di gravare ancor più su compiti e responsabilità dei Comuni e dei sindaci. Svanito l’effetto demagogico della trasformazione delle Province arriveranno i problemi concreti di competenze e responsabilità nella gestione del territorio e nelle riposte da fornire ai cittadini”.

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