Sembra passata un eternità ma è solo l’altro ieri che il fallimento dell’ultimo incontro in Regione ha dato il via al presidio allargato presso lo stabilimento di FOssanova cui si sono uniti i sindaci di Priverno, Roccagorga, Pontinia e Maenza oltre che i rappresentanti di Sonnino, Sezze e Roccasecca dei Volsci. Presso l’Assessorato al Lavoro della Regione Lazio si è conclusa la fase amministrativa della procedura di mobilità per cessazione di attività, avviata dalla società il 5 maggio scorso, con un mancato accordo sottoscritto da tutte le Organizzazioni sindacali presenti: Fiom, Fim, Uilm e Ugl e la RSU. La delegazione sindacale, a parte la Fiom che aveva dichiarato negli incontri precedenti l’indisponibilità ad un accordo che prevedeva il licenziamento dei lavoratori, ha ritenuto inaccettabile e non sufficiente le proposte e gli strumenti che l’azienda ha messo a disposizione a fronte della chiusura. Le Organizzazioni sindacali e tutti i lavoratori nel corso dell’intera procedura hanno contestato la scelta aziendale di cessare le attività produttive sul sito di Pontinia, anche a fronte di una mancata discussione in merito allo stato di crisi in cui versava. Ripetutamente abbiamo chiesto alla società di affrontare la criticità aziendale con l’utilizzo di ammortizzatori sociali di natura conservativa diversi dalla CIGS per cessazione e nell’ambito di un confronto generale riguardante le strategie e i riassetti organizzativi dell’intero Gruppo, da affrontare su un tavolo a carattere nazionale. In tal senso abbiamo chiesto più volte la convocazione di uno specifico tavolo in sede Ministero dello Sviluppo Economico, nel quale l’azienda ha sempre disertato, per un motivo o l’altro, rifiutando il confronto.
L’assemblea dei lavoratori in presidio all’interno del sito, dal 7 maggio scorso, ha riconfermato la volontà e la determinazione a restare in questo stato rincuorati anche dal gesto dei Sindaci che, coerentemente a quanto dichiarato, hanno varcato la soglia dello stabilimento mettendosi al fianco dei lavoratori in lotta. Insieme a loro, primi a tutti, metteremo in campo iniziative al fine di rimettere in discussione le decisioni assunte dalla Sapa mantenendo il presidio anche a fronte delle minacce da parte della Direzione aziendale di chiedere alle autorità lo sgombro forzato dello stesso.




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