“L’ultima escursione del Gruppo in Difesa dei Beni Archeologici di Sezze, da Foro Appio al tempio della Regina Giunone del tratturo Caniò, ha nuovamente riportato l’attenzione sulla necessità della conservazione della memoria storica dei luoghi”. A parlare è Vittorio Del Duca, presidente della sezione Coldiretti di Sezze, che spiega: “Dinanzi al casale che fu dei Ferraioli e dei Zannelli, fatto costruire da Pio VI durante la bonifica del 1778, campeggiava sino al 1995 un cartello stradale dell’Anas con la scritta Borgo Faiti e sotto, tra parentesi “Già Forum Appii”. In quello stesso anno il cartello fu sostituito da quello attuale, che recita “Borgo Faiti” e tra parentesi “Latina”, cancellando il “Già Forum Appii” e la memoria storica del luogo, che per un certo periodo continuò ad essere affidata ad una vecchia scritta che campeggiava a lato dello stesso fabbricato ed eliminata nel duemila con i lavori di restauro. Sono trascorsi venti anni dal 1995 – prosegue Del Duca – e nonostante le proteste del momento il cartello è rimasto sino ad ora tale e quale. Se all’Anas hanno dimostrato di non conoscere la storia, ancora più colpevole rimane il silenzio dell’amministrazione comunale di Sezze, che nonostante la denuncia del 1995 non è mai intervenuta. “Oggi che è stato cancellato il Già Foro Appio”, scrive Antonio Campoli nel suo libro “C’era una volta …Sezze”, l’assassinio di questo monumento millenario, che insiste tutto sul territorio di Sezze, è completo e il dramma è catastrofico. La tutela del patrimonio artistico e monumentale è un dovere sacrosanto di chi amministra la nostra città. Agli stupratori della memoria, ripetiamo solo: “Agite nunc, quos tuba excitavit ad judicium” e li invitiamo a togliersi di dosso l’indifferenza più atroce, il pressappochismo più insulso, l’ignoranza più grassa, facendo ripristinare nel territorio di Sezze l’indicazione di Forum Appii, eliminando la scritta Borgo Faiti che invece sorge sulla riva destra del Canale Linea. Negli ultimi 60 anni abbiamo perduto il 90% di Sezze perché indifesa, perché amministrata da personaggi che hanno tutelato il territorio con superficialità, a tentoni, per sentito dire, per tradizione, contribuendo così tragicamente a togliere ai luoghi il sapore e la memoria e disinteressandosi totalmente di un patrimonio inestimabile. Il territorio di Sezze, con i suoi luoghi storici, è stato in gran parte trasformato e stravolto. Dopo la denuncia dell’avv. Antonio Campoli fatta nel lontano 1995 – conclude Vittorio Del Duca – oggi ne parte una nuova, quella del Gruppo in Difesa dei Beni Archeologici di Sezze. Riusciremo a dare una scossa a questa amministrazione comunale perché abbia una maggiore sensibilità verso i Beni Comuni?”.



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