«Un atteggiamento ingiustificabile che rischia di vanificare tutti gli sforzi che si stanno facendo per salvaguardare i posti di lavoro e il futuro dell’azienda». Il consigliere regionale pontino, Enrico Forte, è così intervenuto ieri sulla vicenda della Sapa di Fossanova, criticando la decisione di titolari della società di rinviare a data da destinarsi il tavolo di confronto già fissato per giovedì 29 maggio presso il Ministero dello Sviluppo economico. Quel tavolo doveva essere la naturale prosecuzione dell’incontro tenutosi in Regione con la partecipazione dell’azienda e delle parti sociali. «Il comportamento della Sapa – ha sottolineato Enrico Forte – appare intollerabile soprattutto alla luce dell’impegno che la Regione Lazio ed il presidente Nicola Zingaretti in prima persona hanno dimostrato, vista la gravità della situazione, dopo la comunicazione da parte dell’azienda di chiudere definitivamente lo stabilimento di Fossanova con la cessazione dell’attività ed il licenziamento dei 136 dipendenti. Il tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico, sollecitato dallo stesso Zingaretti, aveva come obiettivo l’individuazione di un percorso possibile per salvaguardare i posti di lavoro, obiettivo che comunque la Regione non intende abbandonare nonostante l’atteggiamento dei vertici aziendali”. Il consigliere regionale del Pd, quindi, ha rivolto un invito alla Sapa, affinché “faccia un passo indietro e decida di avviare un dialogo con le parti, superando anche le tensioni che hanno caratterizzato nelle ultime settimane i rapporti con i dipendenti”. E si è augurato che il percorso avviato “non venga bruscamente interrotto vanificando gli sforzi finora fatti” per trovare una soluzione ragionevole e salvaguardare così i posti di lavoro. Perché, soltanto “attraverso la collaborazione sarà infatti possibile – ha concluso il consigliere regionale pontino – evitare un nuovo colpo all’economia del nostro territorio e all’occupazione, individuando soluzioni alternative alla chiusura, compresa eventualmente la vendita o la riconversione dello stabilimento».


