L’opposizione consiliare, nello specifico Fabio Martellucci, capogruppo di “Priverno Città”, e Angelo Galli, capogruppo di “Priverno nel futuro”, avevano sparato ad alzo zero contro il sindaco Angelo Delogu (Sel), per la mancata convocazione del Consiglio comunale del 30 gennaio. Lo avevano accusato di conoscere poco Statuto e Regolamento ed anche di “spregio delle regole democratiche”. Ai due esponenti dell’opposizione risponde con una nota lo stesso primo cittadino, cercando di ricondurre la vicenda su un piano di maggiore semplicità. “Tanto rumore per nulla. Nessuna decisione liberticida, nessun attacco alle basi democratiche del vivere civile”, afferma, stigmatizzando i toni utilizzati da Fabio Martellucci e Angelo Galli, nel commentare la decisione di ridiscutere più attentamente i punti all’ordine del giorno del Consiglio comunale inizialmente previsto per venerdì 30. “Per capire a fondo la questione – sottolinea Delogu – è necessario ricostruire, con chiarezza e precisione, tutti i passaggi della storia. Nella mattinata di venerdì è stata notificata al Comune l’ordinanza del Tribunale di Latina riguardante la causa di incompatibilità del consigliere Picozza (Paolo NdR). Nella stessa mattina si è tenuta la Conferenza dei capigruppo già programmata, cui io, pur essendone membro di diritto, non ho potuto partecipare per un impegno politico. Tra i punti all’odg del Consiglio comunale era stata inserita anche la surroga del consigliere dichiarato incompatibile”. Una decisione che, secondo il sindaco, però, “non teneva conto dell’articolo 22, comma 8 del Decreto Legislativo 150 del 2011, dove si stabilisce che l’efficacia esecutiva dell’ordinanza del Tribunale è sospesa in pendenza di appello”. La norma è piuttosto chiara, afferma il sindaco di Priverno: “Nel caso in cui il consigliere decaduto faccia opposizione, l’efficacia della sentenza viene sospesa. Dunque, l’ordinanza è per ora immediatamente eseguibile, ma potrebbe perdere questa efficacia a breve”. Nel corso della Conferenza dei capigruppo, stante la ristrettezza dei tempi – continua Delogu – probabilmente “non si era valutata attentamente questa situazione di profonda incertezza che si determina in pendenza dei termini per l’impugnabilità e si è deciso di portare comunque il punto in discussione. Una decisione che, invece, andrebbe ponderata più attentamente, per valutare quali sono le determinazioni e le procedure più opportune da adottare in simili casi. Per questo motivo ho chiesto molto cortesemente al presidente del Consiglio di valutare un rinvio dell’assise comunale e di convocare nuovamente la Conferenza dei capigruppo, che è la sede più opportuna per discutere questa delicata materia”. A mutare ulteriormente il quadro, secondo Delogu, “è intervenuta anche la Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche, che con la delibera n.12 del 2014 ha stabilito che sia la Giunta – e non più il Consiglio comunale – a deliberare sul Piano Triennale della prevenzione della corruzione”. E questo fatto avrebbe finito “per stravolgere completamente l’ordine del giorno che era uscito dalla Conferenza dei capigruppo, rendendolo sostanzialmente inattuale. Era inevitabile, dunque, un ulteriore passaggio in Conferenza, così da apportare le modifiche opportune”. Delogu riserva un’ultima pungente battuta al consigliere Martellucci: “Voglio rassicurarlo sul fatto che conosca o meno lo Statuto e le prerogative del presidente del Consiglio comunale. E’ proprio perché lo conosco che ho interpellato il presidente, chiedendogli con grande cortesia di valutare un supplemento di discussione”. Insomma, “non c’è stata nessuna delegittimazione delle istituzioni democratiche, anzi, l’esatto contrario: c’è stato un profondo rispetto per il ruolo del presidente e della Conferenza dei capigruppo”. E’ probabile, però, che la querelle non finisca qui.
Mario Giorgi

