RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA NOTA DI RAFFAELE IMBROGNO
Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa… L’Urlo, Allen Ginsberg
Immancabilmente ad ogni elezione amministrativa si scatena la voglia di politica dei nostri concittadini. Se per mesi o anni è quasi non rintracciabile una minima parvenza di interesse sulle questioni pubbliche, all’avvicinarsi delle date delle votazioni le liste dei candidati a sindaco nascono come funghi. Dietro a tutti i candidati alla poltrona di primo cittadino poi si staglia una lunga lista di nomi più o meno sconosciuti. Ma questo potenzialmente non sarebbe un problema, se quegli stessi nomi fossero presenti nell’agorà locale nei mesi precedenti in modo d’avere un grande dinamismo pubblico. Ma non è così. Le colpe, le ragioni di tale fenomeno sono rintracciabili nella scarsissima possibilità di poter disporre nel periodo che intercorre tra una elezione e la seguente di luoghi di incontro/confronto per parlare e confrontarsi sul bene pubblico. La vitalità delle rappresentanza locali dei partiti nazionali è ridotta al lumicino. Il partito leader nel paese sembra sempre più un fiume carsico, che appare e scompare a comando e le cui discussioni rimangono ben chiuse dentro quattro mura. Chi poi ha gestito il potere negli ultimi decenni ha sempre privilegiato la politica amministrativa, a discapito di quella nazionale. Quello che può essere definito un partito-stato locale spesso ha messo la museruola ad ogni contestazione interna. Molti giovani che in questi ultimi decenni si sono avvicinati alla locale offerta politica per dare il loro contributo o si sono rapidamente assimilati alle tonalità di grigio, rinunciando così alle giuste pretese di cambiamento che un giovane porta con se, oppure si sono allontanati disgustati dalla mancanza di ascolto e sensibilità dei soliti proprietari dell’agire politico locale. Si sa che tra gli stupidi l’imbecille è un genio, quindi è meglio avere asini che ragliano al proprio seguito che menti critiche e costruttive ma contestatarie dello status quo prodotto da un determinato gruppo. Perché è di questo che si deve parlare: come poter scalzare un gruppo di potere che da anni toglie lo spazio vitale per una vera azione democratica politica, quella sola che con il suo continuo defluire può evitare la creazione degli attuali pericolosi stagni.
Stagni dove può nascere di tutto: rane, anguille e bei rospi come quelli che hanno portato alle dimissioni della giunta precedente. Ci si vuole illudere che quanto accaduto al Camposanto sia solo un banale errore di percorso, dovuto alla mente malvagia di poche persone capitate per caso in posti determinati? Da allenatore, da chi ha una cultura da coach, penso che chi sta in comando, in ogni realtà, è il principale responsabile di quanto accada nel bene e soprattutto nel male e le colpe, se ce ne sono, da imputare a chi ha l’onere/onore del comando. Se la squadra perde, paga per primo il coach. Lui deve sapere tutto quello che accade nel suo team, non può scaricare questa responsabilità al secondo allenatore, al medico o al massaggiatore. Se sa e non agisce paga, se non sa e non agisce paga lo stesso con le dimissioni. E pensare che persone che hanno avuto il comando in questi anni sono uscite da una esperienza (a cui ho partecipato anche io) chiamata la “Lampadina” che doveva aiutare a rischiarare la politica locale setina. Purtroppo devo ammettere che si è rischiarato poco, anzi persone che hanno fatto parte di quel percorso si sono perse nei meandri più bui della gestione di piccoli, ma significativi poteri. Meandri oscuri dove è stato partorito quanto accaduto al Cimitero. Tutto il negativo che come cittadini locali ci siamo visti arrivare addosso (quanti di noi non sono stati chiamati da amici o conoscenti che chiedevano ma che succede nel tuo paese?) trova i responsabili di chi era al comando e non ha fatto nulla. Esistono livelli diversi di colpa: se quella di noi cittadini che sentivamo parlare di questi fatti incresciosi è sicuramente lieve, grave (direi metafisica come intende il filosofo Karl Jaspers) quella di chi aveva le principali responsabilità amministrative. Avrebbero dovuto trarne le conseguenze più nette, saltando almeno un giro elettorale. Non sarà così. Ci vogliono far credere all’errore di percorso e cambiare per non cambiare nulla, di gattopardesca memoria. Ma il potere in qualsiasi dose ammalia e confonde le menti sempre.
Cosa possono fare i cittadini? Chiedere cose semplici, trasparenti e facilmente comprensibili. E’ chiedere coerenza e onesta (almeno intellettuale), non i soliti inutili, strombazzati e copiosi programmi preparati con il facsimile, validi per ogni stagione. Mi permetto degli umili suggerimenti. Da sempre ritengo che un comune dovrebbe avere una organizzazione a matrice: due gradi colonne amministrative un assessorato alla Normalità ed un secondo alla Straordinarietà Il primo deve lavorare per rispettare quanto promesso e dare seguito al programma presentato e per il quale si è stati votati; quello alla straordinarietà deve lavorare per creare le condizioni di un futuro migliore. Poi vedo delle commissioni di lavoro trasversali tra i due assessorati precedenti che affrontino dinamiche sociali, economiche e politiche del territorio, sia in modo normale che straordinario. Assi orizzontali come la questione del lavoro locale, della assistenza sanitaria, della qualità della vita del paese, della condizione giovanile, … Per la questione giovanile, dovrebbero convergere sforzi ben precisi in termini di finanziamento locale e di capacità di attrarre finanziamenti europei per affrontare a 360 gradi il mondo dinamico e cangiante dei giovani setini. Mettere insieme idee per la scuola, per lo sport, per il tempo libero, eventi culturali, ecc. e smettere di vedere questa problematica tagliata a fette indipendenti. Creare, quindi, tutte quelle sinergie possibili per avere cura del mondo giovanile e adolescenziale così turbolento in special mondo in questo periodo post Covid. Pensiamo per esempio alla capacità di creare un Campus studentesco alla Macchia. Un Campus articolato sui momenti formativi delle scuole presenti, dell’intervento delle società sportive locali a sussidio ed integrazione dell’offerta scolastica, la possibilità di acquisire il locale vicino alle scuole per creare un convitto che serva sia all’attuale offerta formativa dell’Alberghiero, ma anche in grado di supportare la progettualità di un Liceo Sportivo locale ed ospitare scuole di musica per band giovanili o di altre momenti creativi. Abbiamo personalità importanti a livello nazionale nello sport, come Filippo Simeoni, e giovani emergenti nell’atletica nazionale come Angelo Ulisse. Ci accorgiamo del valore dello sport solo in rari momenti, mentre è un movimento importante sempre e non solo per le nuove generazioni. Allora proponiamoci nel nostro territorio provinciale come centro di riflessione/studio/ pratica dello sport. Altre idee possono essere portate avanti per costituire altri assi orizzontali e per cercare di raddrizzare un paese ormai agli ultimi posti di tutti gli indici sociali provinciali, in una provincia agli ultimi posti nazionali per gli stessi indici.
Per far questo però gli ultimi anni e gli ultimi accadimenti hanno chiarito che si deve scalzare in modo deciso un gruppo di potere chiuso che ha fatto della auto referenzialità il suo essere, un gruppo che al di là del suo dirsi di destra o di sinistra si muove come una piovra che tutto soffoca. Questa è la principale responsabilità di chi andrà a breve a votare. Se alla fine di questa tornata elettorale tutto resterà come sempre, che nessuno poi come un coccodrillo si metta a piangere, vuol dire che si ha convenienza personale che questo andazzo vada avanti. Si deve ostinatamente provare nel rimuovere tutti quei pregiudizi sulla Politica che favoriscono solo i soliti clan, che ci bloccano e ci distruggono. Oggi infatti, some scriveva Hannah Arendt, la politica è in effetti il pregiudizio sulla Politica. Se vogliamo che il politico: quella possibilità di agire politicamente insieme ci aiuti ad uscire dai salmastri stagni, così da evitare in futuro che il bene pubblico venga di nuovo soffocato dalla piccola politica, dobbiamo votare con determinazione per rifondare una comunità sociale migliore di quanto visto e vissuto negli ultimi anni. Un paese in grado di dare sangue e carne ai propri sogni di vita migliore. E dopo il voto impegnarci nel quotidiano per continuare a vigilare. Ad majora.
Raffaele Imbrogno




Devi effettuare l'accesso per postare un commento.