La Sala Capitolare dell’Abbazia di Valvisciolo ospita ancora per il mese di luglio la mostra su Natale Agostini “La forma e la materia. Percezioni, introspezioni, percorsi di un artista nell’ombra”, curata dallo storico dell’arte Sonia Testa e patrocinata dalla Comunità Monastica Cistercense di Valvisciolo.
La mostra sta ottenendo una incredibile affluenza di presenze e risulta essere molto apprezzata dal numeroso pubblico e dalla critica. Durante l’inaugurazione, dopo l’intervento della curatrice, hanno preso la parola sia il Priore Padre Massimo Marianella che il figlio dell’artista Emanuele Agostini e l’Assessore alla Cultura Giuseppina Giovannoli. Non sono inoltre mancate le persone che hanno voluto palesare il loro affetto verso la famiglia dell’artista. Attraverso l’esposizione cronologica di alcune opere, messe a disposizione da privati, si è cercato di tracciare il percorso dell’artista volto ad una continua ricerca nell’ambito dell’espressione artistica, che lo porterà a sperimentare via via nuovi materiali che potessero sempre meglio adattarsi alle sue esigenze creative e comunicative. Agostini risulta particolarmente attratto e interessato dalla tecnica scultorea, dalla lavorazione di quei materiali naturali che ben conosceva come il legno di ulivo. L’elemento che reciso dalla pianta non perde però la vita ma viene rigenerato dalla forza creatrice dello scultore, che cura amorevolmente la metamorfosi della sua dissoluta materia. “Le soluzioni plastiche si inverano, allora, nel cavare, con l’utilizzo delle sgorbie, da quelle concrezioni o da quelle venature naturali nuovi significati, attraverso un intaglio alcune volte veemente, intenso, deciso e vibrante, ma che si delinea al contempo in modo morbido, delicato, minuzioso, in alcuni punti quasi carezzevole. Per dare così forma alla materia in un percorso psicologico, emozionale”, scrive la curatrice Sonia Testa. “Nel legno ritorna l’alito della vita, ispirandosi al mondo dei miti, della statuaria antica, non fermandosi però alla mera attività di copista ma andando oltre, come solo un artista sa fare, studiando, interpretando, facendo proprio un modello arcaico o rinascimentale. Riaffiorano così figure della mitologia greca come Marsia legato in attesa del suo supplizio, oppure come il tedoforo con la teda in mano, il penitente, il pensatore. Quest’ultimo poi che rappresenta un uomo intento a una profonda meditazione incarna il simbolo dell’essere umano nudo, che medita sul suo destino e prende matura consapevolezza dei dolori che lo attendono”. Opere, quindi, fortemente indagate con lo sguardo dell’artista, attraverso l’esperienza, lo studio non solo della storia dell’arte, ma, anche dell’anatomia umana. Agostini, predilige, come il suo venerato Michelangelo, il modellato dei muscoli. Le sue opere purtroppo tutte incompiute presentano una muscolatura perfetta, dettagliata, cariche di forza e di tensioni, connotate da una forte partecipazione emozionale. Lo spirito di scultore emerge fortemente anche nelle opere pittoriche, come nella Crocifissione, in cui la passione redenta del Cristo viene enfatizzata non dalla forte carica espressiva ma bensì dalla consistenza della sua croce. Una croce robusta, massiccia, pesantemente caricata dai peccati dell’umanità intera che salverà attraverso il suo sacrificio. Agostini, inoltre mostra nelle sue opere pittoriche uno sguardo attento all’aspetto naturalistico. Un senso di reverente omaggio alla natura, agli alberi, posti sempre in posizione privilegiata nei suoi scorci dei paesi Lepini. Dall’esame del corpus dei suoi lavori, quasi tutti “non finiti”, emerge la profonda scontentezza che egli nutriva nei confronti di ogni sua opera perché alla continua ricerca, come il suo mito, di un percorso concettuale nel quale sia impossibile indicare un punto di arrivo.





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