Partito Democratico di Sezze sempre più in crisi. Nonostante i problemi parzialmente risolti con le scelte politiche che hanno in qualche modo allentato la tensione tra le due correnti del partito, ora il nodo diventa la base, che evidentemente è stanca di arrivare a decisioni già prese. Prima la lettera di alcuni tesserati all’indirizzo del segretario locale e provinciale Salvatore La Penna, ora il duro sfogo di Simonetta Bernola, segretario del circolo Sezze 1, che durante l’ultima riunione ha preso la parola affermando: “A novembre 2013 venivo nominata segretaria di Circolo del Pd di Sezze centro. La cosa mi inorgoglì ed entusiasmò da una parte, dall’altra mi sentii investita di una grande responsabilità. Pur avendo diversi impegni, accettai forse con incoscienza ma anche entusiasmo. A me che sono un’idealista (è un male?), un partito che parla di rinnovamento, di liberare le energie dei giovani, di ricchezza del nostro pluralismo, non poteva lasciare indifferente. Al suo interno diventa fondamentale vedersi, incontrarsi, “scontrarsi” pur di raggiungere il bene della comunità, confrontarsi con le forze sociali, il mondo produttivo, le realtà associative. Quante cose avevamo messo in programma: aiuto scolastico ai ragazzi in difficoltà, scuola di formazione politica, coinvolgimento dei giovani, convegni (siamo riusciti a realizzare solo quello sulla mafia e pur essendo una nostra iniziativa eravamo pochissimi). Le cose – prosegue il segretario del circolo di Sezze centro – si possono fare se ci si rimbocca le maniche e ci sono persone disponibili a sacrificare il proprio tempo. Probabilmente non sono stata all’altezza dell’incarico o coinvolgente, di questo chiedo scusa. Quante volte mi sono sentita sola. Le assemblee si riducevano a “sterili parole”: i problemi reali, veri, venivano lasciati fuori dalla porta. Le decisioni che contano – prosegue ancora Simonetta Bernola nel suo lungo ed accorato intervento rivolto ai suoi compagni di sezione – sono prese in “alti e altri luoghi”, svuotando così il partito; altro che base! Le notizie spesso le veniamo a sapere dai giornali. Quante volte abbiamo parlato di queste cose, così come dello scollamento tra partito e amministrazione. Ma il partito non dovrebbe fare da “pungolo”? Ho constatato, con amarezza, che nelle riunioni – quando andava bene – i presenti si potevano contare sulle dita di una mano, eppure gli iscritti venivano regolarmente contattati. Mi sono accorta che la scelta dei membri del Circolo, così come dell’assemblea, è stata fatta con logiche “spartitorie” o di “equilibrio”: persone su cui si può contare al bisogno, cosicché quando c’è da scegliere “qualcuno” o votare per “qualcosa” ci sono i numeri necessari. Poco importa se il votante accorre solo “se chiamato” e magari non ha mai messo piede in sezione. Nemmeno di questa – un tempo cuore pulsante del partito – pare sentirsi la mancanza: è chiusa. L’Enel veniva pagata soltanto da una persona di tasca propria; c’erano e ci sono tuttora difficoltà per pagare l’affitto del locale. Non era stato detto che, almeno un pomeriggio a settimana, sarebbe stato opportuno tenerla aperta con la presenza magari del sindaco o di qualche assessore per incontrare la gente con i loro bisogni, problemi, difficoltà? Le critiche, giuste o sbagliate, anziché farle all’interno, si preferisce farle altrove: forse così non ci si guarda negli occhi, non si può ribattere. Apre la bocca e sputa sentenze chi, quando c’è da fare “vita di partito”, non si è mai visto. Poche sono le persone – conclude la nota di Simonetta Bernola – che si attivano e sempre le stesse. Ci diciamo diversi dai berlusconiani ma agiamo allo stesso modo. Il giovane Pd non dovrebbe avere al suo interno persone che si muovono con vecchi metodi, seguendo vecchie logiche. Il partito, qui a Sezze, nelle ultime amministrative, ha raccolto più consensi. Per suo merito o per mancanza di avversari forti e credibili? Porterà frutti al nostro paese un atteggiamento del genere? Da febbraio non abbiamo il segretario. Ora stiamo discutendo non tanto su “chi” sarà, ma su “come” dovrebbe essere. Quale Pd vogliamo in futuro per questa città?”.
Simone Di Giulio




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