Il gruppo consiliare di “Priverno Città” ci va giù duro nelle critiche all’amministrazione comunale. Questa volta non sono esclusivamente “faccende” di natura politica, ma questioni che attengono alle opere pubbliche, ma anche a problemi di natura igienica e sanitaria, l’oggetto di critica dell’opposizione. Corredata da un consistente numero di fotografie, il gruppo “Priverno Città” ha diffuso una nota sulle condizioni in cui versa la zona periferica di Mole Comuni. “Questi sono luoghi dimenticati e senza nome…”: è l’incipit della segnalazione critica. Vediamo il dettaglio. La fogna era a cielo aperto, adesso è ricoperta da erba e sterpaglie. Un sentore maleodorante fuoriesce da questo “fosso” del quale non si vede neanche il fondo. Addirittura è nato e cresciuto un albero che, per giunta, tocca la facciata di una nuova costruzione non ancora ultimata; da quando è venuto a mancare quel vecchietto che, di buona lena, la ripuliva, la fognatura è diventata un canneto. Un altro albero è nato sul ciglio della strada, tra una buca e l’altra. Fienili abbandonati con spioventi piante rampicanti (presumibilmente edera) arrivano fino al centro della (piccolissima) carreggiata. Case abbandonante anche dai proprietari “distribuiscono” cemento armato ormai in stato di sgretolamento per tutta la zona. Ogni volta che si verifica una pioggia torrenziale la situazione è allarmante. Terreni privati, in passato curati e adibiti a radura per cavalli, oggi sono diventati autentici boschi, che ospitano insetti, rettili e animali di ogni genere. Le “fratte” dominano questo quartiere dimenticato dall’uomo e da Dio (peccato che qui ci siano un centinaio di residenti almeno). Il Comune dovrebbe intervenire invitando i proprietari di questi terreni a mantenere con un minimo di decoro la loro proprietà, affinché essa non sia causa di molti problemi agli altri cittadini residenti in questa zona. Dopo la descrizione della situazione, l’ironica conclusione: “Caro sindaco, il cambiamento che tu auspicavi gli abitanti delle Mole Comuni non l’hanno visto!”. Amen.
Mario Giorgi


