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Attualità

Priverno, Crisi Sapa: operai verso la protesta più intransigente, l’azienda chiede un passo indietro

Ultimo aggiornamento: 8 Luglio 2014 21:51
Simone Di Giulio Pubblicato 9 Luglio 2014
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Probabilmente, quando i 136 operai dello stabilimento Sapa di Fossanova hanno dato vita all’assemblea permanente all’interno dell’azienda stessa, tra le loro intenzioni c’era quello di riuscire finalmente a comunicare direttamente con i vertici dell’azienda norvegese ma non si aspettavano che la comunicazione deli vertici Sapa avesse i toni contenuti nella nota su carta intestata Sapa Profili s.r.l. società unipersonale, inviata agli organi di informazione. Nella nota in questione infatti si legge: “Sapa, dopo aver comunicato il 5 maggio alle Autorità Competenti e alle Rappresentanze Sindacali la propria intenzione di procedere alla chiusura dello stabilimento di Fossanova, ha avviato il processo di consultazione secondo le procedure previste dalla legge. L’azienda stigmatizza l’occupazione messa in atto dai lavoratori ed invita le Parti Sociali al ripristino delle condizioni necessarie a consentire la proficua continuazione del processo di negoziazione in atto, nell’interesse di tutti. Sapa rimane fortemente impegnata nell’individuazione delle migliori soluzioni per le persone coinvolte, come peraltro emerso nell’incontro del 4 luglio tra l’azienda ed i rappresentanti sindacali presso la Regione Lazio. Sapa auspica che per i prossimi incontri istituzionali sussistano le condizioni per poter continuare l’approfondimento dei contenuti del piano sociale con i rappresentanti sindacali al fine di arrivare ad una sua definizione entro i termini previsti dalla legge”. Poche righe che, oltre a richiamare all’ordine gli operai e le rappresentanze sindacali, in vista dell’incontro indetto il 10 luglio presso il Ministero dello Sviluppo Economico, lasciano margini solo nella direzione della programmazione degli ammortizzatori sociali del caso. Dal canto loro, gli operai si muovono verso la direzione opposta visto che chiedono la rimozione di Andrea Minniti segretario per Latina della Fim Cisl, dalla rappresentanza sindacale. Nella nota trasmessa infatti sostengono: “Tutti i lavoratori mostrano il loro forte disappunto per l’atteggiamento tenuto dal segretario provinciale. Abbandonare e voltare le spalle alle persone in questo frangente non solo può essere ritenuto un comportamento inopportuno ma un vero e proprio gesto di viltà. Siamo consapevoli che la lotta che stiamo sostenendo è forse una battaglia senza precedenti ma, per le persone del sito di Fossanova questa è prima di tutto una rivendicazione per il rispetto dei diritti, dei principi morali e non accettiamo un’idea padronale ottocentesca che ritiene di lasciare a suo piacimento 140 famiglie fuori da un cancello senza alcun preavviso ledendone la dignità. Il nostro concetto di sindacato è completamente diverso poiché noi crediamo profondamente in un sindacato che può anche essere sconfitto dall’arroganza di un capitalismo disinibito ma che non accetta in ogni caso nessun compromesso e non baratta diritti, etica e futuro conquistati anche con il sudore e il sangue delle generazioni che ci hanno preceduto”. Proprio la Fim Cisl, dei tre sindacati rappresentati (insieme a UGL e Fiom) era quello più propenso al dialogo per cercare dei paracaduti che spaziano dagli ammortizzatori sociali a percorsi di formazione e specializzazione che possa portare ad un reinserimento sul mercato del lavoro.
Luca Morazzano

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