Con l’uscita di Maenza e Prossedi che ha iniziato la procedura per fare altrettanto, dopo le fuoriuscite nel corso degli anni scorsi di Bassiano, Roccagorga e Sonnino, la Nuova Gea, società nata con il compito di occuparsi del servizio di raccolta rifiuti dei paesi che la componevano, resterà un contenitore vuoto. Per di più la società è in liquidazione ed è solo questione di tempo che il commissario liquidatore incaricato, Antonio Macera, consegnerà tutti i libri al tribunale sancendone la fine a tutti gli effetti. Ogni paese, chi in un modo e chi in un altro, sta provvedendo per il servizio. Maenza dal 1 luglio si è consociata con l’azienda Vola, ente strumentale del comune di Roccagorga e ha fatto in modo di trasferire anche il suo personale. Sonnino ha fatto così con i suoi. Roccagorga e Roccasecca l a loro volta e presumibilmente Prossedi si allineerà. Resterà però fuori un operaio che non risiede in nessuno dei comuni citati e che già nel 2006, anno del passaggio tra la prima Gea (anch’essa andata in fallimento) aveva vissuto una situazione analoga e fu costretto a ricorrere ad un giudice che gli riconobbe tutte le ragioni obbligando la Nuova Gea a riassumerlo. La situazione potrebbe ora ripetersi come paventa l’ex sindaco di Maenza Alessandro Pucci, tra i fautori della prima Gea: “Nel momento di dissoluzione della società Nuova Gea srl, società nata sulle ceneri della vecchia Gea per gestire il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti di Maenza, Sonnino, Prossedi, e Roccasecca dei Volsci, le unità lavorative hanno trovato o stanno trovando una nuova collocazione; suddivisi per aree geografiche di appartenenza in pratica i maentini a Maenza, i prossedani a Prossedi e all’ epoca i Sonninesi a Sonnino. In questa più che discutibile ripartizione dei pani e dei pesci si è venuto a trovare fuori, restando in pratica disoccupato un solo lavoratore, il quale in pratica, ha la colpa di non essere residente in uno dei comuni che costituivano la disciolta società Nuova Gea. Già nel 2006 i Comuni adottarono lo stesso sciagurato criterio ai tempi della dissoluzione della prima Gea ma il lavoratore si diede da fare e il suo ricorso al Giudice del Lavoro venne accolto e in pratica la nuova Gea fu costretta a pagare i salari arretrati e a riassumerlo. In pratica a pagare siamo sempre noi cittadini utenti del servizio e non chi compie queste scelte sciagurate. Ora il copione si ripete e il lavoratore, fortificato dal precedente, farà ricorso e il Giudice, presumibilmente, gli darà ancora ragione. Giustamente aggiungo io. In conclusione siccome non siamo a teatro e i comuni non sono obbligati a fare il bis, sarebbe opportuno e molto positivo che si ravvedessero e procedano all’assunzione del lavoratore”.
Nuova Gea senza più paesi ma resta un operaio. Pucci teme il bis della situazione del 2006


