Nulla di fatto nell’incontro che si è tenuto venerdì mattina in regione per i 53 lavoratori ex Gino Pompei, attualmente utilizzati in diverse mansioni in alcune scuole del sud pontino e per i quali, ad ottobre, scadrà il progetto regionale che li sta occupando. Una riunione che il sindacato aveva chiesto per non arrivare in ritardo sui tempi come spesso accadde per situazioni di questo tipo. Oltre alla scontata risposta che non ci sono risorse economiche per finanziare ancora progetti legati ai cantieri scuola, dalla regione è venuto l’invito, rivolto ai lavoratori, di organizzarsi in attività di autoimprenditorialità capaci di generare nuovo lavoro nel campo dei servizi agli enti locali. Una grande contraddizione in termini secondo il segretario della Femca Cisl di Latina Roberto Cecere, promotore della riunione “ Come possiamo parlare di autoimprenditorialità, di far unire queste persone magari in cooperative, di farle lavorare in attività legate ai servizi, se le scuole non hanno soldi da dedicare, se nei bilanci comunali non esistono capitoli di spesa certi e dedicati, e se la regione su questi temi non spende un euro?”. Qualcuno sembra dimenticare quali siano le attività che queste persone portano avanti nell’ambito della scuola con serietà e professionalità come riconoscono senza ombra di dubbio i dirigenti scolastici interessati. Sono 53 lavoratori e lavoratrici che si occupano di pulizia, sorveglianza, segreteria e quelle varie attività collaterali all’insegnamento ma per questo non certo meno importanti, nelle scuole dei comuni di Formia, Gaeta, Itri, Minturno su 10 istituti e circa 10.000 ragazzi interessati. Sono persone che guadagnano 700/800 euro al mese lavorando sei giorni la settimana, sei ore al giorno, senza alcun tipo di contributi e che dal 2003 stanno vivendo una profonda crisi lavorativa. Se la regione non dovesse prorogare il progetto, ciò costituirebbe un colpo durissimo per i lavoratori, che oggi non usufruiscono di nessun altro tipo di reddito. “ Il fatto che dal tavolo regionale non siano emerse proposte concrete “ sottolinea Cecere” ci preoccupa molto, non solo per l’impatto economico che questo avrebbe per tantissime famiglie già provate da anni di crisi, ma anche perché l’uscita di queste persone dalle varie scuole determinerebbe problemi a non finire per molti plessi tanto da pregiudicarne il regolare inizio del prossimo anno scolastico.”

