All’incirca a quest’ora, ieri, davanti ai cancelli dello stabilimento Sapa di Fossanova, in località Mazzocchio, si è sciolto il consiglio straordinario del comune di Pontinia allargato a tutti i sindaci del comprensorio, ai consiglieri regionali e ai sindacati contro la chiusura dello stabilimento stesso deciso dal colosso europeo dell’estrusione di profili di alluminio. Ripercorriamo, in attesa della prossima tappa, il 21 maggio in Regione, passo a passo gli interventi che si sono susseguiti:
Eligio Tombolillo sindaco di Pontinia
Purtroppo ci troviamo a fare fronte ad una tegola inaspettata, Dopo un primo smarrimento ci siamo compattati e abbiamo raccolto tutte le forze disponibili. Salvare questa realtà industriale è importante per Pontinia ma anche per tutto il comprensorio intorno. E’ importante per gli operai assunti, per quelli che girano intorno a tutto l’indotto e per le loro famiglie. Per questo bisogna innalzare questo problema portandolo alla Regione e al Governo centrale. Per noi dei margini di azione ci sono per salvare un’azienda all’avanguardia che risente purtroppo della crisi dell’edilizia che commissionava gran parte dei prodotti. La chiusura non è una soluzione. Si poteva provare a passare attraverso turnazioni ridotte, ammortizzatori sociali e intanto cercare una soluzione. Il gruppo proprietario così ha decretato la morte del sito che invece noi vogliamo salvare. La Sapa può andare via ma il complesso industriale qui a Mazzocchio, le tecnologie che contiene, le professionalità degli operai che ci lavorano devono rimanere qui.
Barbara Petroni sindaco di Roccasecca dei Volsci
Ci sono lati oscuri in questa vicenda. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno in un’azienda che pareva in controtendenza perfino rispetto alla crisi. Di certo non mancano le commesse. E’ una fabbrica stabile da anni con una produzione consolidata. Vogliamo ora capire i margini aprendo una negoziazione con la Sapa che invece ha innalzato un muro di silenzio dopo la decisione di chiudere. Non vogliono che il sito finisca sul mercato per paura della concorrenza ma una riconversione o un cambio di proprietà rappresentano soluzioni possibili.
Emilio Perroni assessore di Terracina
Bisogna stare vicino a ciò che abbiamo e difenderlo visto che in provincia abbiamo perso già troppo. Mi preoccupa la volontà dei vertici Sapa di portare via i brevetti e le tecnologie nate e sviluppate in questo sito. Purtroppo hanno la possibilità di portarli fuori dall’Italia e adoperarli dove i costi di produzione sono più bassi e questo penalizzerebbe questo sito rendendolo inutilizzabile. Serve l’intervento del governo ma anche quello della Comunità Europea. I brevetti sono di chi li ha creati non della ditta.
Carla Amici sindaco di Roccagorga
La nostra qui non è una passerella e non è campagna elettorale. Come sindaci abbiamo il dovere di essere davanti a questi operai e di partecipare ai tavoli per cercare una soluzione di questa ennesima crisi. Sarà importante conoscere i motivi della decisione della Sapa e su quelle cercare un confronto. Solo gli ammortizzatori sociali non sono infatti sufficienti perché rappresenterebbero una lenta agonia ama alla fine degli stessi rimarremmo con un’azienda in meno. L’impegno è per far rimanere vivo un sito di lavoro.
Anna Maria Bilancia vicesindaco di Priverno
Aggiungo agli atti di questo consiglio il documento approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Priverno. Siamo accanto ai lavoratori e dobbiamo restare uniti come politici, comuni, sindacati e lavoratori. La dirigenza Sapa deve rendere conto dei motivi di questa chiusura. Questi erano terreni agricoli che vennero sacrificati all’industria perché avrebbero dovuto garantire lavoro. Sono costati soldi all’Italia come quelli della cassa del Mezzogiorno e ora quelle promesse di lavoro e di futuro non possono venire meno.
Francesco Mastracci sindaco di Maenza
Negli anni ’70 queste aree industriali nacquero prendendo terreni fino ad allora agricoli. Nell’ultimo decennio, causa la crisi globale, stanno andando via le industrie e questo anche per colpa della politica. Se le industrie scelgono di andare a produrre altrove è anche perché non hanno trovato situazioni burocratiche e tantomeno sviluppo di infrastrutture per consentire uno sviluppo. Attratte da altri mercati adesso le multinazionali vanno via lasciando i nostri territori irrecuperabilmente feriti. Siamo vicini ai tanti lavoratori, tanti giovani che hanno appena messo su famiglia. Dobbiamo fare tutto quanto in nostro poter per salvaguardare questi posti di lavoro visto che il mercato attuale difficilmente permetterebbe una loro ricollocazione.
Maurizio Lucci sindaco di Sabaudia
Ricordo che questa zona, lavorare nel complesso industriale di Mazzocchio era un mito per i giovani dei decenni addietro. La difesa di questi posti di lavoro rappresenta un dovere. Purtroppo le istituzioni nazionali e regionali non hanno mai risolto problemi di questa terra se consideriamo che un ponte crollato sulla Pontina diventa un problema difficile da risolvere. Dobbiamo impegnarci a voltare questa tendenza.
Andrea Campoli sindaco di Sezze
Le modalità e il contesto della decisione di chiusura della Sapa sono vergognose. Non rispetta gli operai come persone e nella loro professionalità. Adesso è necessaria la massima unità politica,, sindacale, dei lavoratori e delle istituzioni per far riconsiderare una decisione altrimenti drammatica. La necessità è quella di salvare questo sito.
Luciano De Angelis sindaco di Sonnino
Non possiamo tirarci indietro nella difesa di questi lavoratori che rappresenta la difesa di un territorio e delle sue genti. E’ un dovere verso i lavoratori. La politica deve dare risposte dove troppe volte ha fallito. Sono pronto ad andare in regione con gli abitanti di Sonnino e se servirà sono pronto a riconsegnare la fascia in Regione. Che ci vengano loro a gestire questi territori se restano senza lavoro. A Sonnino ci sono 40 famiglie legate alla Sapa e quindi a Roma ci andremo con i pullman.
Andrea Antogiovanni sindaco di Lenola
Speriamo di riuscire ad aprire una trattativa. Ci sono operai di Lenola, cero di essergli vicino ma anche vicino ad una provincia che non può perdere ulteriore lavoro.
Luigi Ippoliti UILM
Non siamo contro la Sapa, ma sosteniamo questi lavoratori. Sosteniamo questa provincia. Vogliamo avere la possibilità di discutere, di portare la voce di questi lavoratori ai vertici. Il no alla chiusura deve essere incondizionato e successivamente la riorganizzazione.
Tiziano Maronna FIOM
Non spegniamo i riflettori su questa vicenda. Non spegniamoli ora e non spegniamoli il 26 maggio. Questa non è una campagna elettorale e neppure una sfilata. La decisione della chiusura è purtroppo una decisione che arriva da lontano, dalla sede centrale della Sapa secondo una logica analitica che non tiene contro delle persone, degli operai e delle ripercussioni sociali. La vicenda Sapa deve diventare la capofila di una vertenza più ampia che riguarda tutta la provincia di Latina. Ritengo valida anche la possibilità di uno sciopero generale per evitare questa chiusura e per scongiurarne anche di future. Rimprovero le associazioni datoriali, su tutte Confindustria che è quella che ne racchiude di più perché permettono alle società iscritte di fare di queste cose. Anche Feltre come Fossanova è chiuso e ciò perché la Sapa vuole andare via dall’Italia. Il governo deve intervenire e non permetterlo come avvenuto nella questione Elettrolux.
Giuseppe Giaccherini UGL
Il 21 maggio alle 12 ci sarà un incontro in regione e dobbiamo essere uniti anche lì e dopo. Dobbiamo avere attenzione massima per la vicenda Sapa e per la provincia di Latina tutta, una provincia che non è in grado di subire colpi ulteriori di questo tipo.
Anselmo Briganti Segretario CGIL Latina
Parlo a nome della CGIL ma anche a nome della CISL e della UIL. Siamo pronti allo sciopero generale. Se servirà organizzeremo un presidio a salvaguardia di questo sito. Chiediamo a gran voce interventi che favoriscano gli investimenti e lo sviluppo di questi territori, come i 91 milioni stanziati per la provincia di Frosinone. Non soldi a pioggia ma investimenti mirati che generino lavoro altrimenti, come già successo, le aziende arrivano qui, speculano, vanno via e lasciano i mostri
Giuseppe Simeone Consigliere Regionale
Vogliamo e dobbiamo mettere in campo tutte le risorse disponibili per evitare quest’ennesimo funerale. Per salvare la provincia di Latina non bastano interventi ordinari ma ne occorrono di straordinari perché la situazione della provincia è particolare, così come avvenne nell’ultima fase della cassa del mezzogiorno. Dobbiamo ricercare le cause che hanno portato questi territori a non attrarre più investimenti e intervenire su quelli.
Rosa Giancola Consigliere Regionale
Come Regione ci siamo già attivati. Abbiamo aperto un ragionamento sulla questione Latina e il lavoro che va via. Abbiamo scritto agli assessori competenti e al presidente Zingaretti per iniziare a parlare di questa crisi e del problema occupazionale in provincia.
Enrico Forte Consigliere Regionale
E’ urgente aprire i tavoli per risolvere questa crisi e pensare ad un piano di sviluppo che possa evitare altre crisi. Fissiamo 5 punti su cui concentrare gli sforzi regionali e nazionali e rilanciamo lo sviluppo di un territorio che altrimenti è fermo.
Giulia Sforza segretaria assessore regionale Valente
Siamo vicini ai lavoratori e ai sindacati. Dobbiamo aprire una trattativa che ci dia il tempo per fronteggiare la vertenza. Il tavolo regionale è convocato per la settimana prossima e servirà ad elaborare una proposta di soluzione. In più abbiamo chiesto e avviato un tavolo interassessorile tra assessorato al Lavoro e quello allo Sviluppo Economico. Due ambiti che devono camminare accanto.
Fausto Nuglio Consigliere Provinciale
E’ ora di fronteggiare la crisi con un piano di sviluppo che possa garantire un futuro a queste zone. Purtroppo l’atteggiamento dei vertici Sapa è assai negativo ma va rovesciato. Lo dico da metalmeccanico in pensione forte di tante battaglie condotte in passato.
Onorevole Sesa Amici sottosegretaria esecutivo nazionale
La solidarietà che porto non è di forma. Questa vicenda mi ricorda quella della Tetrapack. Allora andammo a Reggio Emilia per allacciare i rapporti con l’altra realtà gemellare rispetto a quella pontina e tracciammo un ragionamento comune che portò la proprietà ad andare via ma lo stabilimento venne riconvertito e i lavoratori furono salvi. Penso ad una possibile soluzione simile. L’obbiettivo è quindi il mantenimento dello stabilimento e della professionalità degli operai. Ho già avviato il dialogo con Caudio De Vincenzis, il sottosegretario che ha condotto in porta la vicenda Alcoa in Sardegna positivamente e con Teresa Bellanona, sottosegretaria al lavoro. Chiederemo ai vertici Sapa di darci la possibilità di mantenere questo stabilimento. Aspettiamo il tavolo regionale e intanto allego da subito i documenti di oggi inviando alla Sapa una lettera per l’apertura di tavoli ministeriali. Intanto cominciamo a lavorare per costruire un’ipotesi in caso di uscita di scena del gruppo Sapa.


