Giovedì sera sono andato alla stazione ferroviaria di Priverno-Fossanova. Mio figlio mi aveva chiesto se potessi andare a prenderlo, visto che a quell’ora le circolari per Priverno non ci sono più. Di bus Cotral nemmeno a parlarne, perché per il centro collinare lepino non svolgono più quel servizio. Il treno, proveniente da Roma e diretto a Napoli (o Minturno?), doveva arrivare alle ore 20:51. L’altoparlante – ma la cosa si leggeva anche sul display – annuncia che quel treno viaggia con trenta minuti di ritardo. Faccio un po’ di conti e arrivo alle 21:21 se va bene (arriverà alle 21:26). Mi faccio un po’ di giretti per ammazzare il tempo e per vedere cosa sia cambiato negli ultimi tempi nello scalo privernate. La prima cosa che mi colpisce è una porta in ferro, su cui spicca un biglietto con la scritta “Bagno Donne: chiedere la chiave al bar di stazione”. Svolto a sinistra, faccio una decina di passi e arrivo al bar di stazione: chiuso. Sono le ore 20:50 e in attesa di un treno, oltre a sei/sette uomini, ci sono anche tre/quattro donne. E, in più, mamme, sorelle e fidanzate che sono venute a prendere chi scenderà da quel treno che viaggia in ritardo. Torno indietro e cerco il bagno uomini. Presumo sia quello che è diametralmente opposto a quello femminile. O almeno così mi sembrava di ricordare. In ogni caso, nessuna scritta e porta in ferro chiusa. Esco allora nel piazzale antistante la stazione. Subito mi colpiscono le luci al di sotto del livello stradale. Curioso mi affaccio: il parcheggio nuovo! Già me ne ero dimenticato, e pure ho scritto della sua apertura. Che bello, non molto ampio, ma ben disegnato, peccato per quelle strisce blu che non sembrerebbero foriere di buone notizie per i viaggiatori. Ma, per il futuro, probabilmente. Ora va bene così. Torno indietro per vedere se sul display il ritardo sia rimasto immutato. Per fortuna si legge ancora trenta minuti. Attraversando il piazzale antistante la stazione, colgo altre due cose che mi lasciano perplesso. La prima contrasta nettamente con l’illuminazione del nuovo parcheggio. Le luci, presumo pubbliche, poste lungo la strada di accesso alla stazione e nel piazzale sono molto più soft. Non si vede quasi niente. Ma, poi, mi accorgo che quattro – sottolineo quattro – lampioni, che avrebbero dovuto illuminare proprio il piazzale, sono completamente spenti. Poi guardo la pavimentazione e scorgo buche – qualcuna definirla un cratere è puro eufemismo – ed un asfalto che non viene “rinfrescato” chissà da quanti anni. Per fortuna si son fatte le 21:26, arriva il treno e devo adempiere al mio impegno di padre. Però, mi sono accorto che di cose da dire ce ne sarebbero state ancora tante.


