Il consiglio comunale non aveva il diritto di deliberare la rescissione del contratto trentennale con la concessionaria del servizio idrico Dondi spa. E’ questo il clamoroso verdetto del Consiglio di Stato, che ieri sera ha giudicato l’ultimo capitolo dell’annosa vicenda tra Comune e Dondi ed ha accolto le tesi della società di Rovigo annullando la delibera con cui il Comune le aveva tolto la gestione dell’acqua. Per il Consiglio di Stato quella decisione spettava alla dirigenza comunale e non alla giunta o al consiglio, che è un organo politico che si deve limitare a dare un indirizzo. Dopo numerose schermaglie nelle aule di tribunale, lamentando diverse inadempienze da parte della società (e dopo un Lodo Arbitrale), il consiglio comunale setino, il 26 settembre 2011 con delibera numero 42, aveva dichiarato decaduta la convenzione di gestione e si preparava a rivoluzionare il servizio. La Dondi impugnò la delibera al Tar, chiedendo un risarcimento del danno, mentre l’amministrazione comunale presentò un proprio ricorso, chiedendo un risarcimento di oltre due milioni di euro alla società di Rovigo per le penali maturate e quasi cinquemila euro per le spese di manutenzione degli impianti affrontate. Il Tribunale amministrativo di Latina respinse il ricorso della Dondi, che riuscì però a mantenere la gestione del servizio grazie a una sospensiva della sentenza disposta dal Consiglio di Stato. I giudici di Palazzo Spada si sono pronunciati nel merito. Il Comune di Sezze non ha diritto a riscuotere le penali applicate alla Dondi che, dal canto suo, non potrà essere risarcita del danno arrecato dall’ente comunale con la delibera di scioglimento della convenzione.
Simone Di Giulio


