Retaggio di un antico paesino, l’oasi di Ninfa rappresenta una perla che impreziosisce e completa il panorama di Sermoneta, comune di cui fa parte anche se, di fatto, è gestito in tutto e per tutto dalla fondazione Caetani. Accanto ai ruderi medievali ottimamente conservati e visitabili su richiesta, a costituire un motivo unico di attrazione, è il giardino botanico, famoso in tutto il mondo. Il giardino, della grandezza di otto ettari, è un giardino all’inglese che ospita al suo interno oltre un migliaio di piante ed è attraversato da numerosi ruscelli d’irrigazioni oltre che dal fiume Ninfa: il fiume prende origine dall’omonimo laghetto di natura risorgiva e scorreva, fino alla bonifica integrale, per oltre 40 chilometri nell’agro pontino nel primo tratto col nome Ninfa e poi col nome Sisto, fino a sfociare tra Terracina ed il Circeo; a partire dagli anni ’30 le acque risorgive sono state tuttavia deviate, poco a sud del giardino, nel corso del Collettore delle Acque Medie, separandole quindi dal corso del Ninfa/Sisto. A partire dal 1976, su un’area di circa 1.800 ettari[3] intorno al giardino, è nata un’oasi del WWF che mira alla protezione della fauna nel comprensorio di Ninfa: è stato realizzato un impianto boschivo ed un sistema di aree umide per agevolare la sosta e la nidificazione dell’avifauna ed allo stesso tempo si è cercato di ricreare, su un’area di quindici ettari, la vegetazione tipica della zona, ossia quella prettamente paludosa, già esistente fino agli anni trenta, prima che la zona pontina venisse del tutto bonificata. L’area si trova sulla traiettoria di una delle principali rotte migratorie percorse da uccelli che, provenienti dai paesi africani, si trasferiscono in varie aree dell’Europa. Dopo la creazione dell’oasi, nella zona si sono registrati arrivi di alzavole, germani reali, canapiglie, aironi, pavoncelle e alcune specie di rapaci.