Bassiano, i dettagli del ricorso al Tar sull’antenna
Emergono interessanti dettagli dalla lettura del ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, sezione di Latina, presentato da Scipione Salvagni, presidente del centro di documentazione e promozione culturale “Itala Fatigati-Salvagni” difeso dall’avvocato Socrate Toselli, sulla questione dell’antenna posizionata all’interno del piazzale della Croce, nel centro storico del borgo lepino. I nodi critici del ricorso presentato contro il Comune di Bassiano e nei confronti della Sael (la ditta che ha ottenuto la concessione del luogo dall’ente), la Inwitt (l’azienda che dovrà installare e mettere in funzione l’antenna), la Regione Lazio e la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, sono diversi, a cominciare dal regolamento per l’insediamento degli impianti per la telefonia mobile, approvato dallo stesso Comune nel 2013 ma, secondo il ricorrente, non applicato, soprattutto per quanto concerne la partecipazione della cittadinanza prima di prendere alcun tipo di decisione in materia. Una serie di omissioni e violazioni procedurali che dovrebbero inficiare la validità degli atti e, di fatto, evitare che quell’antenna venga messa in funzione. All’ente viene contestato inoltre di non aver rispettato uno dei vincoli del regolamento approvato dal consiglio il 20 giugno 2013, uno dei primi atti fatti dall’allora neo sindaco Domenico Guidi, quello cioè della compatibilità con il contesto ambientale di riferimento. Il ricorso parla concretamente di eccesso di potere e di travisamento ed erronea valutazione dei fatti. All’ente viene contestato di non aver presentato il programma annuale delle installazioni e di non aver costituito il Gruppo di Valutazione, composto da rappresentanti dell’amministrazione, maggioranza e minoranza, comitati, Arpa Lazio, Asl e Soprintendenza, per non parlare delle mancate pubblicazioni sul sito internet istituzionale, sulla stampa locale e sull’Albo Pretorio. Oltretutto l’area non era stata nemmeno inizialmente deputata ad ospitare l’antenna, salvo poi un ripensamento e la conseguente decisione di porla in quello spazio tra i più suggestivi del borgo. Nessun accenno nell’atto, alla questione economica, con un canone di 500 euro annue a carico della Sael, che a sua volta guadagnerebbe dalla Inwitt 8mila euro l’anno per 15 anni. Il ricorso è solo la punta di un iceberg che da mesi tiene banco nel Comune di Bassiano e lo stesso atto potrebbe essere supportato da analoghe denuncie che i comitati locali potrebbero decidere di presentare.