SEZZE – “Le nostre osservazioni sul Piano Urbanistico? Abbiamo l’impressione che per l’amministrazione comunale rappresentino poco meno che carta straccia, se è vero come è vero che nessun Consiglio è stato mai convocato per prenderne atto o per respingerle”. E’ questa la triste constatazione di Vittorio Del Duca, presidente della locale Coldiretti, che affida ad una nota il suo pensiero su questa vicenda, continuando: “Ancora più grave è che si ordinano plastici per magnificare, quasi fosse un vanto, lo scempio al territorio agricolo con colate di cemento di 880.000 metri cubi, rovinando per sempre quella che dovrebbe essere la risorsa principale del paese. Si progettano piscine faraoniche che non servono a nessuno, ma ci si dimentica che esiste un’agricoltura, volano dell’economia setina, per la quale non si è mai speso un centesimo, nemmeno una minima struttura sia per la valorizzazione che per la commercializzazione dei prodotti agricoli. Abbiamo sotto gli occhi – prosegue la nota del presidente della sezione di Sezze della Coldiretti – un regresso demografico che sarà ancora più evidente nei prossimi anni, i nostri giovani lasciano il paese per cercare occupazione altrove, la comunità rumena si sta sfoltendo per mancanza di lavoro, ma il piano previsionale del PUCG indica un fabbisogno di case per 4.500 nuovi alloggi. Restiamo del parere, più volte espresso, che Sezze potrà crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono il territorio, l’identità, il turismo, la cultura e il cibo: leve formidabili per la crescita. Non abbiamo bisogno di nuovi alloggi, ma solo di riqualificare l’esistente, con progetti seri ed utili alla collettività e non mirati alla ricerca della fortune elettorali dei soliti politici di turno. Cementificare il suolo agricolo per questi interessi – conclude amaramente Vittorio Del Duca – è una grave responsabilità storica e morale, che getterà su di noi il biasimo delle generazioni future, verso le quali dovremmo invece sentire il dovere di trasmettere amore per la terra, per il paesaggio, per il cibo, per i nostri monumenti, in una parola per quelli che sono i nostri beni comuni”.